Missioni Consolata - Marzo 2021

* ITALIA Abbiamo lavorato sul campo a Catania e a Milano seguendo i volontari nell’assistenza ai sen- zatetto, e abbiamo scoperto un mondo parallelo, ignorato, che con l’emergenza pandemia è ri- masto ancor di più lontano dai ri- flettori e in qualche modo ab- bandonato a se stesso. SOLIDARIETÀ MILANESE Milano, alle spalle del Duomo, sotto i portici di Galleria Vittorio Emanuele, ma anche tra le vie che costeggiano corso Europa, si consuma una vita parallela: è in questi luoghi che trovano ri- paro fra portici e androni centi- naia di senzatetto. Sono le 20 circa quando da una delle sedi di Croce rossa italiana, partiamo insieme ai volontari per seguire il loro abituale giro che ci porterà a distribuire cibo e conforto a moltissime persone. Di notte, quando tutto tace e la città si svuota, sorgono piccoli ri- coveri come tende, cartoni e vecchie coperte. Fungono da casa per chi una casa non ce l’ha. È uno scenario che certo abbiamo visto centinaia di volte abituandoci, in qualche modo, a una coesistenza che non do- vrebbe esserci. Ma molte delle strutture che normalmente di- stribuiscono cibo ai più biso- gnosi sono state costrette a chiudere i battenti a causa della pandemia. E così, in una città or- mai svuotata, i soli a incrociare mani e sguardi, a curare i biso- gni di chi è rimasto per strada in attesa che l’incubo finisca, sono i «ragazzi» di Croce rossa ita- liana e di pochi altri enti. Prima di recarci per strada pas- siamo da un ristorante solidale che, nonostante le difficoltà do- vute alla pandemia, ha deciso di aiutare come può chi si trova in difficoltà. Si chiama «Rob de Matt»: un luogo di incontro e scambio situato fra Dergano e Bovisa, zone periferiche della città di Milano. Un locale che sorge al centro di un delizioso giardino che è an- che orto e luogo di ritrovo per famiglie, bimbi, universitari e an- ziani. Il titolare, Edoardo (Chef e presidente di questa realtà), in- mia, quando c’erano altri enti a distribuire i pasti. I giovani volon- tari, stringono rapporti forti, di reale conoscenza con queste persone che vivono ai margini della società. Prima della pande- mia infatti, non era insolito per i ragazzi fermarsi anche un’ora con una persona. Me lo racconta Tobia Invernizzi, 26 anni, volon- tario da tre.Gli manca, dice, pas- sare del tempo insieme a quelli che sono diventati in qualche modo vecchi amici. Di cosa si parla di notte, per strada? Quali sono le paure di chi vive in una città che va di corsa, come Mi- lano, e che scavalca spesso con indifferenza coperte e cartoni che per qualcuno sono casa? Si parla di cose quotidiane. Di amore, di un giornale letto, una notizia di attualità, del pasto con- sumato il giorno prima, o della diatriba nata per un posto occu- pato per dormire, posto che era di un altro senzatetto. Si parla di cose umane, e ora, con il Covid, anche questo momento di scam- bio è a rischio. Bisogna consegnare il pasto, scambiare due parole e andar- sene: niente contatto fisico, nes- sun abbraccio. Non ci si può se- dere vicini, volontario e senza- tetto, essere umano ed essere umano, per scambiare due pa- role, una risata, fumare insieme una sigaretta. sieme alla sua squadra, ha pre- parato durante tutto il periodo della prima ondata di pandemia, circa 150 pasti caldi al giorno. Pasti consegnati ai volontari di Croce rossa perché venissero distribuiti nell’abituale giro not- turno. UN RAPPORTO D’AMICIZIA Recuperato il cibo, è il momento di riunire tutti i volontari e i di- pendenti che copriranno il turno della notte. «Allora, vi ricordate dove sta Francesco? Proprio dietro al Duomo, vicino alla fermata della metro», e inoltre: «E Marina? Ma- rina sta ancora con Alessio? O si sono separati? Dobbiamo tro- varli entrambi, sapete che è una situazione delicata». I nomi, le identità. Il ritorno all’u- manità. Qui per strada, mentre nel mondo si parla di etichette, non ci si è mai dimenticati che dietro numeri e statistiche ci sono persone. Il giro fatto dai vo- lontari è sempre il medesimo. Ogni sede di Croce rossa ha il proprio itinerario così da non la- sciare scoperta nessuna zona della città. E ogni volontario è as- segnato al medesimo giro per- ché è importante creare fiducia con le persone che si incon- trano. Il cibo, infatti, è solo un pretesto per avvicinarsi, o al- meno lo era prima della pande- 16 marzo 2021 MC © Valentina Tamborra

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