Missioni Consolata - Dicembre 2020

Un’iniziativa emblematica della collaborazione con i sistemi sani- tari nazionali è stata quella realiz- zata in eSwatini (Swaziland fino al 2018) dalla diocesi di Manzini, il cui vescovo è un missionario della Consolata, monsignor José Luis Ponce de León. In un post sul suo blog @ , il ve- scovo ha raccontato come i fondi della Cei siano stati usati a Man- zini per un’attività apparente- mente insolita, cioè l’acquisto di radio. «Devo confessare la mia sorpresa quando qualcuno ha parlato di questa ipotesi», scri- veva a settembre monsignor Ponce de León. «Sul serio? C’è bisogno di fornire radio alle fami- glie?». Presto però l’esigenza è apparsa evidente: «Il governo ha fatto un ottimo lavoro di sensibi- lizzazione attraverso diversi me- dia sia in siswati (la lingua del re- gno di eSwatini, ndr .) che in in- glese, ma se le persone non hanno accesso a quei media. il messaggio non le raggiungerà». NON SOLO SALUTE: IL SOSTEGNO ALLE COMUNITÀ VULNERABILI Un altro aspetto della pandemia che è emerso immediatamente nei paesi africani e latinoameri- cani dove lavorano i missionari della Consolata, è stato quello dei danni economici inflitti dai lockdown alle già fragili econo- mie delle famiglie. «Qui non ci sono ammortizzatori sociali, stru- menti per iniettare liquidità nelle famiglie e nelle imprese», consta- tava padre Matteo Pettinari dalla Costa d’Avorio lo scorso marzo. Il confinamento per molte persone in Africa e America Latina ha si- gnificato non poter più disporre delle risorse economiche per nu- trirsi, dall’oggi al domani. Per questo una significativa parte del sostegno che i missionari hanno ricevuto dai donatori si è tradotto in sostegno al reddito delle famiglie. Le comunità della Terra indigena Raposa Serra do Sol, in Roraima, Brasile, hanno quindi potuto be- neficiare di un aiuto in generi ali- mentari di base, dispositivi di pro- tezione e igienizzanti che stanno permettendo alle persone più vulnerabili di affrontare il confina- mento. Lo stesso vale per le comunità di migranti africani e di famiglie po- vere che vivono nelle periferie delle grandi città dove operano i missionari della Consolata in Su- dafrica. A Daveyton, Johanne- sburg, 73 famiglie migranti e su- dafricane hanno ricevuto i generi alimentari necessari per superare il periodo del lockdown durante il quale non era possibile nem- meno trovare uno di quei lavori giornalieri la cui paga, per quanto bassa, rendeva possibile procu- rare cibo per sé e per i propri fa- miliari. A Mamelodi, township di Pretoria, le famiglie migranti e lo- cali assistite sono 97 nella par- rocchia di Saint Mary e 46 in quella di Saint Peter Claver. Anche a San Pedro, grande città portuale della Costa d’Avorio, cinquanta famiglie locali hanno ri- cevuto aiuti alimentari - riso, olio, zucchero, salsa di pomodoro, latte in polvere - e igienizzante per far fronte alle ristrettezze de- rivanti dalle chiusure. «Alcuni si sono commossi quando ci hanno visto arrivare con gli aiuti», spiega padre Daniel Yoseph Baiso, missionario etiope respon- sabile del progetto, «non si aspettavano che qualcuno si oc- cupasse di loro e che lo facesse senza distinzioni di credo reli- gioso. Non avevano nessun modo alternativo per procurarsi cibo, tutto era chiuso. Chi ha po- tuto è andato a passare il lock- down nei villaggi intorno a San Pedro, ma chi è rimasto in città ha passato un momento vera- mente difficile». I missionari della Consolata, inol- tre, hanno anche sensibilizzato la comunità del quartiere attraverso messaggi diffusi via whatsapp, facebook e altri social network, sulle buone pratiche per evitare cooperando 78 dicembre 2020 MC

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