Missioni Consolata - Dicembre 2020
relazionali necessari per favorire l’inserimento sociale «simpatetico» dei rifugiati. Questo «mo- dello adottivo» suscita spesso nelle persone ac- colte una risposta che va oltre le speranze di chi accoglie: è normale infatti che chi arriva da anni di inganni e di offerte di aiuto interessate, resti stupito del fatto che non c’è nessuna trappola nei Corridoi. Burocrazia senza paura Il parlamento italiano ha definito la «sponsor- ship» privata di questa esperienza «un modello esemplare di accoglienza diffusa». Papa France- sco l’incoraggia sottolineando l’«immagina- zione» che ha aperto questo varco di umanità. A differenza dei programmi di «resettlement» (reinsediamento), che si rivolgono a persone già riconosciute dall’Unhcr come rifugiate, i Corridoi umanitari prevedono che, al loro arrivo sul terri- torio italiano, i beneficiari presentino la do- manda di asilo e seguano l’iter comune a qualsiasi richiedente. Le loro storie sono state già in larga parte verificate prima della partenza, e le domande superano presto l’esame delle Com- missioni territoriali. Le persone vengono accom- pagnate dal gruppo anche in questo percorso, perché non si trovino sole davanti alla burocra- zia, agli avvocati, e al tam tam dei passaparola. I punti di forza dei Corridoi I punti di forza di questo modello sono, quindi, diversi: innanzitutto la verifica delle storie perso- nali prima della partenza; poi la creazione di un canale di fiducia nei rifugiati che viene confer- mato al loro arrivo in Italia (quello che è stato promesso prima del viaggio, si realizza davvero); la creazione di una rete di persone che accoglie e attiva un processo di integrazione che riduce il ri- schio di isolamento sociale; l’assenza di costi a carico dello stato e del bilancio pubblico; infine la sicurezza di tutto il processo, e lo svuota- mento del potere dei trafficanti umani. A ben pensarci, questo modello potrebbe essere utilizzato per riqualificare il sistema pubblico di assistenza, migliorandone l’efficienza e la capa- cità di integrazione con investimenti modesti. Tremilacinquecento Ad oggi quasi 3.500 persone sono arrivate in Eu- ropa in questo modo, più di quante ne abbiano accolte 21 stati europei con le ricollocazioni: 2.700 in Italia, di cui quasi 2.000 dai campi in Li- bano, 623 via Etiopia e Giordania e 67 dalla Gre- cia. Altri 659 sono in Francia e Belgio, 8 nella piccola Andorra. Solo in Italia si sono coin- volti 162 «attori» in 18 regioni, famiglie, gruppi, associazioni, parrocchie, Caritas, Sant’Egidio, Migrantes, Tavola valdese, Federa- zione delle chiese evangeliche in Italia, collegi, congregazioni religiose, privati. Quasi 3.500 volontari e al- meno altre 30mila per- Qui sopra: Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, accoglie un Corridoio umanitario all’aero- porto di Fiumicino. | Ai due lati: altre immagini dell’arrivo a Fiumi- cino di un Corridoio umanitario. | Sopra a destra: l’inclusione dei rifugiati e la promozione della loro autonomia è una delle caratteristi- che dei Corridoi che emergono maggiormente dalle storie che Mario Marazziti ha conosciuto e raccontato nel volume Porte Aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura , edito nel 2019 da Piemme. dicembre 2020 47 #CorridoiUmanitari MC
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