Missioni Consolata - Dicembre 2020
ossier La storia di Amira e Farid Giorgio parla con grande affetto di Amira e Farid, con cui la sua famiglia ha vissuto a stretto con- tatto dal maggio al dicembre del 2018. «Loro sono di Houla, nel governatorato di Homs. Sono una bella coppia. Contenti. Lui aveva una ditta di piastrellisti. Dal punto di vista economico sta- vano bene. Lei racconta che si occupava dei ni- poti: era la zia preferita, e preparava cibo per frotte di bambini. Vivevano in un nucleo di case che ospitava la famiglia allargata di lei. Non hanno conservato nulla della loro casa: è fi- nito tutto sotto le macerie». Giorgio mette insieme i tanti pezzi del puzzle della storia di Amira e Farid raccolti qua e là negli ultimi due anni e mezzo. «Nel 2011 è arrivata la primavera araba e la crisi economica. La crisi ha portato le manifestazioni, le manifestazioni il di- sastro. Tutto questo, loro lo raccontano come qualcosa che è successo senza che se ne rendes- sero conto. Amira è venuta una volta a parlare a scuola: ha raccontato di questa loro vita molto bella e serena che a un certo punto è stata stra- volta, perché, in quanto sunniti, hanno iniziato a essere perseguitati da governo e filogovernativi. Un giorno Houla è stata circondata dagli alawiti che hanno cominciato a bombardare per cercare i terroristi. Era il 2012, maggio. 42 dicembre 2020 si raccolgono in maniera privata, senza pesare sullo stato o gli enti pubblici». Quando la mamma di Amira è mancata a fine 2017, Giorgio, Elisa e altri sei amici, hanno orga- nizzato incontri e cene per raccogliere fondi e, soprattutto, aggregare volontari. «Le persone le abbiamo contattate tramite Facebook, altre as- sociazioni, amicizie, e abbiamo raccolto tutti i soldi necessari per partire: 10mila euro». Più avanti, quando l’esperienza di Rosbella era già in corso, Giorgio avrebbe partecipato all’avvio di altri due corridoi: uno a Cervasca, vicino Cuneo, nato da don Mariano Bernardi e dal gruppo giovani della parrocchia, e uno a Trinità, a Sud di Fossano, nato da Marina, membro del gruppo di Rosbella che voleva far partire un cor- ridoio anche dalle sue parti. «Abbiamo costituito tre gruppi, ciascuno di circa cento persone. La ricchezza del gruppo è che ogni volta che c’è bi- sogno di qualcosa, un vestito, un mobile, un passaggio in auto, per fare scuola di italiano… ar- riva sempre una persona. Noi siamo partiti in otto, ma da soli non ce l’avremmo fatta. Quando ti manderò qualche foto, te ne manderò di col- lettive, dove si vede il gruppo. Infatti, quando si parla di questa esperienza, molte volte si dice che la famiglia di Elisa e Giorgio, insieme ad altri volontari, hanno accolto Amira e Farid, mi piace- rebbe, invece, far capire che è stata un’espe- rienza e un’accoglienza corale. Se non fosse stata corale, non sarebbe esistita. È stato grazie al la- voro di tutti che l’esperienza è andata bene». Chiediamo a Giorgio come hanno fatto con la lingua, soprattutto i primi tempi dell’accoglienza. «Nel gruppo ci sono una famiglia marocchina e una tunisina, migranti di lunghissimo corso. Sono parte del gruppo fin dall’inizio, e, parlando arabo, sono tra i protagonisti, perché sono quelli che fanno più lavoro di socialità, accompagna- menti, ecc. La sera in cui Amira e Farid sono arri- vati, erano qua con del cibo arabo». © Associazione Sentieri di Pace
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