Missioni Consolata - Dicembre 2020
Accogliere come stile «Noi siamo arrivati a Rosbella nel 2005». Giorgio, infreddolito come noi, sta dentro un grosso ma- glione grigio, ha capelli ricci, lievemente brizzo- lati, mani sottili e calme, come il viso, sguardo profondo e accogliente. È appena tornato da Ca- stellar dove suo figlio frequenta la scuola prima- ria. Lui è infermiere domiciliare: uno di quelli in prima linea contro il Covid. Sua moglie è educa- trice e fa teatro: ora è in casa che lavora. Ci accomodiamo nella cucina del piano terra, dove hanno vissuto Amira e Farid e dove si sono consumati pasti, svolte riunioni, a volte discus- sioni accese, sia prima dell’arrivo della coppia, sia insieme a loro. «Questa casa è del 1910, era la scuola del paese. Qui sotto c’erano le aule. Sopra abitava la mae- stra. Quando don Gianni Riberi, allora parroco di Boves, ci ha chiesto di venire qua, era abbando- nata da tempo. Inizialmente eravamo un gruppo di tre famiglie con il desiderio di fare fraternità. Quando gli altri ci hanno detto che non se la sa- rebbero sentita di venire a vivere qui, il parroco ci ha incoraggiati: “Va bene lo stesso. Una parte l’abitate voi, l’altra la usiamo per fare ospitalità”. Don Gianni ha provato a dare nuova vita alle strutture abbandonate della parrocchia: qui a Rosbella, ad esempio, ma anche al santuario di Sant’Antonio (dove la famiglia Bovani offre da 20 anni percorsi di spiritualità domestica per fami- glie, ndr ), e a San Mauro, in una struttura che ora è gestita dalla comunità Papa Giovanni XXIII». Fino al 2016, Elisa e Giorgio, attraverso la loro as- sociazione «Sentieri di pace», hanno accolto in questi spazi gruppi parrocchiali, scout, campi del Mir (Movimento internazionale della riconcilia- zione). «Eravamo legati alla bottega del com- mercio equo di Cuneo, e facevamo anche iniziative di educazione alla mondialità. Abbiamo cercato di declinare la vita in questo luogo come occasione per costruire pace e nonviolenza». E l’accoglienza del Corridoio umanitario si è inse- rita in questo percorso: dal 2017, infatti, Elisa e Giorgio, insieme al parroco attuale don Bruno Mondino, hanno deciso di accogliere a Rosbella famiglie in difficoltà. «La prima “ospite” nel 2017 è stata Carla, una donna senza tetto di Torino. È stata qui tre mesi. Poi ci è arrivata la richiesta dall’Operazione Co- lomba per una famiglia siriana. Io ero già legato a Operazione Colomba perché 20 anni fa ho fatto esperienze in Bosnia, Kosovo e Chapas con loro». Cento persone per un corridoio Dopo aver accettato di buttarsi nell’avventura, Giorgio è andato in Libano con Matteo, un amico muratore che ha messo a posto gratuitamente l’alloggio per l’ospitalità. Era giugno 2017. Sono stati 10 giorni nel campo profughi di Tel Abbas, vivendo con i volontari di Operazione Colomba. In quei giorni hanno conosciuto Amira e Farid che sarebbero arrivati a Rosbella quasi un anno più tardi. «La mamma di Amira era malata di tu- more, non aveva potuto curarsi, e stava mo- rendo. Lei voleva aspettare». Giorgio ci spiega come si organizza chi vuole ac- cogliere una famiglia tramite i corridoi umanitari. «Funziona così: tu individui una casa; poi co- struisci un gruppo per raccogliere i soldi per ga- rantire alla famiglia un anno e mezzo di vitto, alloggio, scuola di italiano, cure, documenti, e così via. L’indicazione generale è di aiutare la fa- miglia a diventare autonoma nel giro di un anno e mezzo, però poi dipende dai percorsi: qualche famiglia arriva all’autonomia prima, altre non ci sono ancora dopo tre anni. I soldi, in ogni caso, Sotto: scorcio di Rosbella, frazione di Boves (Cn), dove la coppia di rifugiati siriani è stata accolta per nove mesi. | Qui: la chiesa di Santa Pazienza con la vecchia scuola, ora abitata da Elisa e Giorgio; Giorgio nella cu- cina al piano terra dove hanno vissuto Amira e Farid. #CorridoiUmanitari MC dicembre 2020 41 Amira racconta della loro vita molto bella e serena che, a un certo punto, è stata stravolta dalla guerra. “
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