Missioni Consolata - Dicembre 2020

Qui: Mahdi e Iman ( nomi di fantasia ) | Sopra: Farid coccola Iman. | A destra: il bicchiere di mate offertoci alla fine dell’intervista. RIFUGIATI SIRIANI RACCONTANO L’ACCOGLIENZA RICEVUTA IN ITALIA «Grazie, fratelli italiani» Giovani sposi di Houla, in Siria, nel 2012 fuggono in Libano dai massacri e dalla minaccia del carcere. Negli occhi, l’immagine di un’amica sgozzata insieme ai suoi quattro bambini. Per cinque anni vivono in un garage ai margini del campo profughi di Tel Abbas. Nel 2018 giungono in Italia grazie ai Corridoi umanitari. Oggi si dicono felici e grati per i loro «fratelli» italiani. A rriviamo a Mondovì (Cn) alle 17. È fine ottobre e il sole è già basso. Amira e Farid ( nomi di fantasia ), sposi siriani con lo status di rifugiati, vi- vono qui da poche settimane con i loro gemelli di 5 mesi, Iman e Mahdi, al primo piano di una modesta palazzina. Prima sono stati un anno e mezzo a Cuneo e, prima ancora, nove mesi a Rosbella, frazione di Boves (Cn). Ad aspettarci c’è Farid, uomo sui quarant’anni, grande e grosso, viso tranquillo e bonario, barba incolta, vestito con una tuta grigia. Tra le braccia tiene Iman: tutina rosa, orecchini ai lobi, occhi che sembrano chiari e molto vivaci. Farid ci invita a entrare con modi molto cordiali. L’ingresso dà su un piccolo soggiorno occupato da una credenza e tre sofà disposti uno accanto all’altro. Al centro, un tavolino con un piatto di biscotti, uno di arachidi, e un cesto di frutta. I tre vani che dal soggiorno portano agli altri am- bienti, sono chiusi da tende di velluto verdi. Sen- tiamo dietro una di esse la voce di Amira che dà la pappa a Mahdi. Farid ci fa accomodare e ci chiede se prendiamo un caffè o un tè, e va in cucina. Quando ricom- pare, porta un vassoio con due bicchieri di tè di LUCA LORUSSO ossier 36 dicembre 2020 © Luca Lorusso

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