Missioni Consolata - Dicembre 2020
e sulle comunità incontrate, che ovviamente gli interessano di più. Ancora una volta, è interessante ciò che l’autore dice, ma anche ciò che tace. I cristiani non sono solo a Roma, ma già anche a Pozzuoli (28,13-14). Quelli di Roma vengono incontro a Paolo «fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne» (28,15), il che ci per- mette di fare almeno due dedu- zioni. Intanto, Paolo è famoso, al punto che si organizza per lui un comitato d’accoglienza, anzi due. Proprio questo particolare, però, ci suggerisce che forse an- che la comunità di Roma non è compatta e unita. Il Foro di Appio era il punto in cui un canale navi- gabile proveniente da Terracina si congiungeva con la via Appia, così da farne uno snodo impor- tante a circa 60 chilometri da Roma (su una bella strada lastri- cata, ma comunque a quasi due giorni di viaggio per chi avesse a disposizione dei carri trainati da animali o fosse particolarmente forte e veloce nel camminare). Ma le Tre Taverne, anche se non MC R IN ITALIA AT 28,11 28 Alla fine, il centurione trova a Malta una nave proveniente dall’Egitto, probabilmente anch’essa carica di grano: il suo capitano doveva aver provato a sua volta a raggiungere Roma prima della brutta stagione, riu- scendo a portarsi solo poco più avanti ma salvando il carico. Partono e sbarcano a Siracusa. Da lì, Luca ci racconta il viaggio a piedi verso Roma. L’autore de- gli Atti pare che abbia fatto il viaggio insieme a Paolo fin da Cesarea Marittima, e ci offre tutti i dettagli sulle tappe affrontate, A MALTA AT 28,1 10 I viaggiatori approdano a Malta, l’isola sconosciuta che nesuno di loro pare aver mai sentito nomi- nare. L’accoglienza è splendida, salvo che, nel raccogliere legna per far fuoco, Paolo viene morso da una vipera (28,3). Interes- sante, anche nella sua ingenuità, la reazione degli abitanti. Dap- prima, vedendo che Paolo, scampato miracolosamente a un naufragio, viene morso da un serpente velenoso, pensano che sia una prova della sua colpevo- lezza: gli dèi, non essendo riu- sciti a ucciderlo in mare, lo giusti- ziano a terra. Poi, notando che Paolo non risente del morso, si persuadono al contrario che sia un essere divino, a cui niente può portare danno. Questa volta Paolo non si ribella con decisione al travisamento della sua identità, come aveva invece fatto a Listra (14,12-15). Che non si sia accorto di ciò che si diceva di lui, impegnato com’era ad aiutare gli altri? Di certo continua a spiccare come figura guida, sereno e sicuro, at- tento ai suoi compagni (viene morso dalla vipera mentre racco- glie legna per scaldare tutti) e agli abitanti del luogo. Durante i tre mesi di forzata per- manenza è comunque sempre teso a fare del bene, anche con la guarigione miracolosa (28,8-9) non solo del padre del governa- tore, ma anche degli isolani, senza perdere l’occasione di predicare il Vangelo. 33 dicembre 2020 MC Qui sopra: riproduzione di bassori- lievo con san Paolo a Malta. Sotto: la baia di Mistra a Malta dove avvenne il naufragio. Pagina seguente: bassorilievo raffigurante la decapi- tazione di san paolo a Roma (disegni di Paul Gicuhi per «An illu- straded history of the Church», The Seed magazine , 2003-2008). *
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