Missioni Consolata - Dicembre 2020

S iamo al termine della grande opera di Luca, quella che, partendo dalla vita di Gesù (il Van- gelo), è sfociata poi nel racconto della vita iniziale della Chiesa. Dal capitolo 16 la narrazione è concentrata sulla sorte di Paolo di Tarso che, alla fine del capi- tolo 26, troviamo a Cesarea Ma- rittima, prigioniero del procura- tore Festo, il quale lo avrebbe già liberato come innocente, se l’incarcerato non si fosse appel- lato al tribunale di Cesare (26,32). Luca ci racconterà come è an- data a finire? Non ancora perché ha in serbo altre sorprese per noi. l’Ultimo viaggio (at 27) La prima sorpresa è un avvin- cente ed emozionante racconto di viaggio. I «racconti di viaggi» erano un genere letterario popo- lare a quei tempi. Per apprez- zarlo anche noi conviene però che ci facciamo qualche idea su come si viaggiava nell’antichità. Dovunque i romani giungessero, ampliando il proprio impero, si preoccupavano tra le altre cose di garantire delle comunicazioni efficienti, sia costruendo strade lastricate, che potevano cioè es- sere percorse anche con il brutto tempo, sia garantendo che i mari restassero liberi e sicuri. Era in- fatti il mare la via di comunica- zione preferita. Le strade lastri- cate erano ottime per lo sposta- mento di truppe, comunicazioni leggere e veloci a cavallo, e mo- vimenti di persone e merci tra le varie città, anche d’inverno. Ma su quelle strade ci si spostava per lo più a piedi o su carri trai- nati da animali, e si poteva tra- sportare relativamente poco; ol- tre tutto, quanto più ci si allonta- nava da Roma, tanto meno si tro- vavano strade. Per questo le vere autostrade del tempo erano i mari. Non esi- stendo però il sestante per orientarsi, ed essendoci nel Me- diterraneo diverse zone perico- lose, si preferiva navigare sotto costa. Via mare si trasportavano soprattutto le merci più pesanti o che occupavano più spazio, come ad esempio il preziosis- simo grano egizio che dava da mangiare a una capitale come Roma che sfiorava già allora il milione di abitanti. Non esisteva un servizio passeggeri, ma era sempre possibile unirsi ad altri che facevano la stessa rotta (una nave merci aveva quasi sempre posto sul ponte, e a Roma anda- vano in molti). Il problema era che il Mediterra- neo d’inverno diventava perico- loso, poteva essere scosso da burrasche anche improvvise. Per questo d’inverno non si navigava. Ovvio che, per amore di guada- gno, qualcuno provasse ad antici- pare la primavera partendo un po’ prima o a ritardare l’inverno par- tendo a ridosso del freddo. Que- sto è ciò che prova a fare la nave carica di grano su cui si è imbar- cato il centurione che ha in custo- dia Paolo e alcuni schiavi destinati al mercato della capitale. Un viaggio avventUroso Una volta salpati da Creta, equi- paggio e viaggiatori si rendono presto conto che non si riuscirà a procedere sulla rotta stabilita. I marinai cercano allora di spo- starsi verso un porto migliore, di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ atti degli aPostoli una chiesa in uscita MC R ma incappano in una burrasca che li trascina al largo per due settimane (At 27,7-15). La paura più tremenda è quella di inca- gliarsi nelle Sirti, grandi banchi di sabbia vicino alla costa africana tra Cartagine e la Cirenaica (ne- gli attuali golfi di Sidra e di La- bes), a giorni di navigazione dalla terra più vicina, e di rima- nervi finché le onde non abbiano sfasciato la nave. Un Paolo affidabile Luca presenta un Paolo che, in questa situazione, si pone come punto di riferimento: prova a orientare le scelte del centurione e del capitano della nave, a te- nere alto il morale dei marinai, a confortare i compagni di viaggio. Non ci sembri un ritratto invero- simile: Paolo è prigioniero, è vero, ma è un cittadino romano, e questo lo pone in una situa- zione di privilegio. È poi persona abituata a viaggiare. E si mostra animato da una grande fiducia in Dio che non lo abbandonerà mai, benché a noi possa sem- brare quasi magico l’intervento dell’angelo che gli assicura che nessuno di quella nave morirà. È ancora Paolo che, al quattordi- cesimo giorno di deriva, quando la nave si sta avvicinando a un’i- sola che peraltro nessuno rico- nosce, invita a prendere forza mangiando. Le parole utilizzate («prese un pane, rese grazie, lo spezzò» At 27,35) potrebbero quasi ricordarci l’Eucaristia. Non è detto che Paolo l’abbia in ef- fetti celebrata, ma Luca ci strizza l’occhio: il nutrimento di Paolo, il punto di riferimento di chi cerca salvezza resta sempre Gesù. Perché non c’è contrasto tra la salvezza cercata dagli uomini e quella offerta da Dio. 32 dicembre 2020 MC 20. Ai confini del mondo (At 27-28)

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