Missioni Consolata - Dicembre 2020

E la chiamano economia 30 dicembre 2020 MC sua espressione più alta si ma- nifesta nei paesi scandinavi ne- gli anni Settanta: salari alti, forme di assunzione stabili, ma soprattutto scuola, sanità e pre- videnza per tutti. Agli imprendi- tori è riconosciuta libertà di in- vestimento e accesso al profitto, ma la priorità ce l’hanno i diritti. Di qui uno stato forte che orga- nizza una solida rete di previ- denza sociale contro disoccu- pazione, invalidità, vecchiaia. Uno stato forte che avoca a sé la gestione dei servizi fonda- mentali, non solo scuola e sa- nità, ma anche acqua, energia, trasporti, telefonia. Uno stato che all’occorrenza non si fa scrupolo a nazionalizzare le im- prese private di pubblica utilità. CONTRO LO STATO SOCIALE Nel 1962, in Italia si procede alla nazionalizzazione del servizio elettrico e nasce l’Enel. Negli anni Ottanta il vento cambia. Mantenere lo stato sociale co- sta. Richiede una tassazione elevata. Fra i ceti ricchi cresce il malumore, c’è insofferenza per la pressione fiscale e c’è rabbia per l’impossibilità di mettere le mani su settori appetibili di esclusiva competenza pubblica. Decidono di passare al contrat- tacco. Hanno i soldi, posseg- gono quotidiani e riviste, addirit- tura televisioni, possono orga- nizzare un’offensiva in grande versali e inalienabili. Apparten- gono a tutti per il fatto stesso di esistere. Per questo non sono appannaggio di una macchina selettiva come il mercato. Non dipendono neanche dalla bene- volenza, perché ciò che spetta di diritto non può essere affi- dato al buon cuore. I diritti non si mendicano. I diritti nascono con la persona, e il loro rispetto si pretende dalla comunità che deve farsene carico attraverso un patto di solidarietà collettiva. Ed ecco la sostituzione del meccanismo del prezzo con il meccanismo della fiscalità che rompe qualsiasi relazione di- retta fra ciò che si dà e ciò che si riceve. Sul fronte del dare chi più guadagna più versa. Sul fronte del ricevere, chi più ha bi- sogno più riceve. Per questo il meccanismo della solidarietà esige anche un altro principio che è quello della gratuità. LO STATO SOCIALE Principi ripresi dalla nostra Co- stituzione che, all’articolo 2, de- finisce la solidarietà «dovere in- derogabile», mentre all’articolo 53 sancisce che «il sistema tri- butario è informato a criteri di progressività». Del resto dopo la seconda guerra mondiale in tutta Europa si fa strada la for- mula socialdemocratica che vuole il capitalismo addomesti- cato alle esigenze sociali. La può essere tradotto «ciò che è stabilito dalla legge universale». E ciò che è stabilito è la possibi- lità per ogni individuo di godere di una serie benefici, tutele, ga- ranzie, indipendentemente da ricchezza, razza, età, sesso . L’esistenza come unico criterio di ammissibilità. L’INCOMPATIBILITÀ TRA DIRITTI E MERCATO Nel 1215, Giovanni Senzaterra, re d’Inghilterra, pone la prima pietra dei diritti politici con l’e- manazione della Magna Charta, ma bisogna aspettare il 1948 quando i diritti sociali sono rico- nosciuti e inseriti nella Dichiara- zione dei diritti umani adottata dalle Nazioni Unite. L’articolo 25 recita: « Ogni individuo ha di- ritto a un tenore di vita suffi- ciente a garantire la salute, il be- nessere proprio e della propria famiglia, con particolare ri- guardo all’alimentazione, al ve- stiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali ne- cessari. Ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, ma- lattia, invalidità, vedovanza, vec- chiaia o in ogni altro caso di per- dita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà». I diritti non si garantiscono però con i proclami: essi esigono un’organizzazione adeguata. Per parte sua, il mercato è una grande macchina, capace di ga- rantire di tutto: beni fondamen- tali e beni di lusso, oggetti co- muni e oggetti rari, prodotti le- citi e prodotti illegali, mezzi di pace e mezzi di guerra. Con le sue migliaia, milioni di imprese di ogni dimensione e settore, da un punto di vista dell’offerta è ineguagliabile. Ma ovunque ci sono regole, e anche il mercato ha le sue. La regola principale è che si può chiedere di tutto, ma per ottenerlo bisogna pagare. Scopriamo così che il mercato non è per tutti. Il mercato è solo per chi ha soldi: chi ha denaro da spendere è accolto, corteg- giato, riverito; chi non ne ha è rifiutato, escluso, disprezzato. Per definizione, i diritti sono uni- © Manuel Dario Fuentes Hernandez - Pixabay

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