Missioni Consolata - Novembre 2020

I missionari della Consolata arrivano «per forza» in Sudafrica nel 1940 quando sono prelevati dal Kenya e internati a Koffiefontein . Dopo la guerra rimangono in contatto con i molti ex prigionieri ita- liani ormai stabiliti nel paese e nel 1948 aprono una casa a Città del Capo per missionari che devono fare gli studi di specializzazione necessari per essere ricono- sciuti come insegnanti nelle colonie inglesi. Superiore è padre Lorenzo Maletto che lavora intensa- mente con la comunità italiana e prepara il terreno per le future missioni tra gli Zulu e gli Swati. Con i missionari, a Città del Capo arriva anche un qua- dro della Consolata ( nella foto ). Una tradizione dice che sia stato un dono del fondatore, il beato Giuseppe Allamano, ai missionari in Etiopia, e che mons. Luigi Santa, già vescovo Gimma (fino al 1941), e poi di Rimini, lo abbia conservato come caro ricordo e poi dato ai pionieri di Città del Capo, dove la casa per studi è be- nedetta nel 1949. Quel quadro diventerà come la «ban- diera» dell’Imc in Sudafrica. Inizio della nostra presenza di evangelizzazione Il 10 marzo 1971 arrivano in Sudafrica i padri Giovanni Viscardi e Giovanni Berté, rispettivamente dalle mis- sioni del Tanzania e del Kenya. La prima missione è Piet Retief, al confine con lo Swaziland, dal 2018 chiamato Eswatini (in lingua locale: Umbuso weSwatini , regno degli Swazi). Da lì l’evangelizzazione prende due indi- rizzi: rurale e urbano. Damesfontein (1972-2009) è il simbolo dell’evangeliz- zazione rurale attraverso la creazione di piccole comu- nità, l’accompagnamento spirituale, la formazione di catechisti e leader, il tutto unito alla promozione umana, all’impegno per la salute e la scuola. Quella urbana comincia con un’équipe di quattro mis- sionari nel 1991 nella vasta zona di Newcastle , Kwa- Zulu-Natal, e partecipa attivamente al cammino del nuovo Sudafrica, inaugurato da Nelson Mandela il 27 aprile 1994. Il ministero dei missionari è un lievito che forma catechisti, leader di settori e organizzazioni di co- munità sia nella parrocchia che per la città. Animazione missionaria e vocazionale Nel 1995 i missionari della Consolata aprono nell’arci- diocesi di Pretoria, a Waverley e Mamelodi, con lo scopo di farsi conoscere di più in Sudafrica, dare un po’ di grinta missionaria alla chiesa locale e, possibilmente, accogliere anche giovani che vogliano condividerne la missione. Nel 2004 aprono a Daveyton (township), rag- giungendo così il cuore politico e sociale del paese. Il seminario di teologia Pur non avendo vocazioni sudafricane, i missionari fon- dano un seminario teologico interculturale a Merrivale (Durban), che può ospitare una dozzina di seminaristi da varie parti del mondo. È il 1° settembre 2008, primo giorno di primavera in Sudafrica. I giovani seminaristi provenienti da diverse nazioni, sono un segno della pri- mavera dell’evangelizzazione di questa nazione multi- razziale e multireligiosa. Un vescovo della Consolata Il 18 aprile 2009, il padre argentino José Luis Gerardo Ponce De Leon , è ordinato vescovo del Vicariato di Ingwavuma. Nel novembre 2013 diventa vescovo di Man- zini (la capitale del regno di Eswatini) 2013. Dal 2016 gli Imc sono con lui nel piccolo regno. Missione sempre nuova Il movimento dei popoli della terra non finisce mai. L’im- migrazione è all’ordine del giorno, e tanti rifugiati e mi- granti da vari paesi africani confluiscono in Sudafrica. La loro presenza è significativa nelle missioni della Con- solata, specialmente a Mamelodi (Pretoria), Daveyton (Johannesburg) e Manzini. Sono sfide sempre nuove, rese più impegnative oggi da crisi economiche che au- mentano la xenofobia, e dalla pandemia del Covid-19, che colpisce duramente il paese. A volte si ha la sensazione di essere impreparati di fronte a sfide così grandi, ma la paura non può paraliz- zare la missione. Con il continente africano per il mondo Per i missionari della Consolata, celebrare 50 anni di presenza in Sudafrica è anzitutto ringraziare per il cam- mino fatto. Tanti dei missionari dei primi giorni ci hanno lasciato e sono in cielo a ricevere il premio dei servi fe- deli e, da lassù, fanno il tifo per noi. Ma la missione con- tinua e il Signore manda forze nuove che non solo sono servi di speranza e fraternità in Sudafrica, ma seminano consolazione in tante parti del mondo, Europa com- presa. Lode al Signore e alla nostra Madre Consolata. da appunti di padre Rocco Marra, superiore del gruppo in Sudafrica PS: « Sanibonani » (significa «ti vedo, riconosco la tua pre- senza») è il tipico saluto in lingua zulu. Cinquant’anni in Sudafrica

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