Missioni Consolata - Novembre 2020
Qui: durante la preghiera del ve- nerdì, alcuni sostenitori del movi- mento M5, con un cartello su cui è scritto: «Ibk vattene. Viva Dicko». * transizione. «Sì, perché si sen- tono discorsi sulla modifica de- gli accordi di Algeri, che, se- condo alcuni, non sarebbero realizzabili. Ma la Cma vuole che gli accordi siano applicati così, come sono stati firmati. At- tualmente, non essendoci stata applicazione, la situazione si de- grada sul terreno ogni giorno e nessuno vuole prendersi le sue responsabilità». Ma la gente comune, cosa ne pensa di questo nuovo, brusco, cambiamento di regime? Conti- nua l’intellettuale: «Abbiamo delle speranze, perché pen- siamo che non possiamo vivere peggio di quanto abbiamo già vissuto con Ibk e il suo governo. Quindi pensiamo che stiamo rialzandoci, anche se magari ci vorrà del tempo. Occorre fare tornare una certa fiducia, tra go- vernanti e governati, affinché i maliani si parlino tra loro, e si costruisca la nazione, perché le prospettive erano davvero cata- strofiche». Secondo un’analisi del giornali- sta Balla sui social media «circa l’80% delle persone attive posta testi e video in cui si chiede che la si faccia finita con la corru- zione, si sostiene la giunta e il regime di transizione che deve ancora venire, per un’uscita dalla crisi e un vero cambia- mento». GLI JIHADISTI NON SI FERMANO Il Mali dal 2013 è teatro di una guerra tra gruppi radicali islami- sti (cfr. MC giugno 17) e Forze armate maliane (Fama), appog- giate dal contingente francese dell’operazione Brarkhane (circa 5mila uomini), dalla Missione delle Nazioni unite (Minusma, circa 10mila la missione che ha inflitto più perdite ai caschi blu nella storia), da contingenti eu- ropei, tra cui tedeschi e italiani (nella task force Takuba, creata nel luglio di quest’anno) e dalla forza G5-Sahel. Il capo della giunta Assimi Goïta, nel discorso del sessantesimo dell’indipendenza, ha fatto ap- pello all’«unione sacra» dei ma- liani nella lotta al terrorismo, chiedendo alla popolazione di sostenere le Fama, ma anche i partner stranieri. Si erano infatti verificate manifestazioni di con- testazione antifrancese e anti straniera nei giorni precedenti. Chiediamo ai nostri interlocutori cosa può succedere con il cam- bio di regime. «Non penso che il cambiamento avrà un impatto su questi gruppi, perché le loro rivendica- zioni sono chiare e non cam- biano in funzione del regime: vogliono l’instaurazione della legge islamica. Quello che spe- riamo oggi è che, con l’arrivo della giunta al potere, l’esercito maliano sia meglio organizzato e abbia più mezzi, per combat- tere i gruppi terroristi. Perché avevamo l’impressione che i no- stri militari non avessero abba- stanza mezzi e i responsabili non avessero le mani libere per fare tutto il possibile nella lotta anti terrorista», ci dice il quadro. Ancora, secondo Balla: «Da quando è caduto Ibk, abbiamo visto una maggiore copertura aerea dei nostri militari sul ter- reno, che ha portato a una mag- gior efficacia dell’esercito nella lotta al terrorismo». Bisogna dire che il Mali resta un paese di fatto tagliato in due. Il grande Nord, due terzi del terri- torio, poco abitato perché di- venta Sahara, è quasi un paese a parte. Il nostro interlocutore viaggia spesso a Gao: «Nel Nord il cambiamento di regime lo sentiamo alla televisione e alla radio, ma non ha nessun im- patto sulla vita. Sarà anche per- ché l’apporto dello stato non è sentito dalla popolazione, che sia positivo o negativo. Così an- che se il regime cambia, non lo sentiremo molto a Gao, perché lo stato è qualcosa di molto lon- tano e non ne beneficiamo di- rettamente». Marco Bello * MALI Non possiamo vivere peggio di quanto abbiamo vissuto sotto Ibk. A RCHIVIO MC • Marco Bello, Sabbie mobili nel Nord Mali, MC 09/2006. • Marco Alban e Marco Bello, Il grande vuoto, MC 12/2010. • Marco Bello, C’erano una volta due Mali, nell’ambito del Dossier Jihad Africana, MC 11/2012. • Marco Bello, Di male in peggio, MC 06/2017. © AFP/ Michele Cattani " 18 novembre 2020 MC
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