Missioni Consolata - Novembre 2020

Un nuovo golpe per sbloccare la crisi politica nel paese saheliano «PER TERMINARE IL LAVORO » MALI MC A Ibk (come è chiamato il presi- dente dalla gente, dalle iniziali del nome). «È un fronte molto ampio, dove troviamo tutta la classe politica di opposizione ma anche molte organizzazioni della società ci- vile. È sicuramente uno dei mo- vimenti più organizzati che ha avuto il Mali negli ultimi tempi. Il gruppo al potere ha cercato in tutti i modi di dividerlo, con di- verse strategie e tentativi di cor- ruzione, ma loro sono rimasti uniti». Chi parla è il quadro ma- liano di una Ong, profondo co- noscitore delle dinamiche nel suo paese. «Una delle particola- rità di questo movimento è che ha come mentore l’imam mode- rato Mahmoud Dicko». Dicko è un intellettuale, capo re- ligioso, equilibrato, e molto noto e rispettato, anche perché è stato presidente dell’Alto consi- glio islamico del Mali per diversi anni. Conosce inoltre la vita poli- tica del paese e i suoi attori. Non ha un ruolo ufficiale nel movi- mento, in quanto non fa neppure parte del Comitato strategico, ma di fatto ne è leader e riferi- mento morale. «Anche per que- sto motivo, tutti i tentativi del re- gime di sgonfiare il movimento e dividere l’organizzazione sono andati a vuoto». LA CORRUZIONE È GRANDE Ma cerchiamo di capire perché una contestazione così forte. Ancora il nostro uomo: «Il re- gime di Ibk era arrivato a una fase nella quale non rispondeva più alle attese dei maliani. La corruzione era molto cresciuta, e la situazione della sicurezza peggiorava ogni giorno (a causa degli attacchi jihadisti, ndr )». E continua: «Ibk di fatto non ge- stiva più il paese, era piuttosto la sua famiglia, ovvero la moglie e i figli, che controllava le leve del potere. Si è scoperto che addirittura imitavano la firma del presidente, che è malato, per documenti sensibili del paese». La goccia che ha fatto traboc- care il vaso sono state le ultime elezioni legislative, tra marzo e aprile 2020, nelle quali il regime ha praticamente imposto alcuni deputati: «Non abbiamo parteci- pato a un’elezione ma piuttosto alla nomina di deputati. Diversi candidati parlamentari, eletti an- che in zone sensibili, sono stati confermati dal ministero del- l’Amministrazione territoriale, ma al passaggio alla Corte costi- È la mattina del 18 agosto, a Bamako. Si odono spari provenienti da Kati, poco fuori città, sede della più grande caserma del paese. Un gruppo di militari si impossessa della radio televisione e altri arrestano il presidente Ibrahim Boubakar Keita. Questi sarà costretto ad annunciare le sue dimissioni in diretta Tv. Keita è stato eletto nel 2013 dopo la transizione seguita a un altro colpo di stato militare, quello ai danni di Amadou Tou- mani Touré, nel 2012, guidato dal tenente colonnello Amadou Sanogo (cfr. MC giugno 2017). Ha poi instaurato un «sistema» di governo che si è perpetrato con la rielezione del 2018, avve- nuta in modo risicato e seguita da contestazioni per brogli. Ma quest’ultimo golpe, enne- simo nella storia del paese, prende forma in un contesto particolare. È preceduto da mesi di manifestazioni di piazza e dalla nascita di un vero e pro- prio movimento anti governa- tivo. Si tratta del M5-Rfp (movi- mento 5 giugno - raggruppa- mento delle forze patriottiche) e contesta la corruzione e la ge- stione del potere del gruppo di Il paese è sprofondato in una crisi socio politica acuta. La società civile e l’opposizione hanno formato un fronte unico contro il regime di Keita. Ecco che i militari ne approfittano e fanno saltare il banco. E il popolo sembra apprezzare. Ma si apre la difficile stagione della transizione. di MARCO BELLO 14 novembre 2020 MC

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