Missioni Consolata - Novembre 2020

Il gruppo di missionari partecipanti al corso di formazione in visita alla casa natale del beato Allamano. * presenza viva 80 novembre 2020 MC Dal 25 gennaio al 29 febbraio, si è svolto a Roma un corso di formazione permanente a cui hanno partecipato 26 missionari della Consolata che compivano 25 anni di sacerdozio o di pro- fessione religiosa. Padre Ramón Lázaro Esnaola, spagnolo, racconta come ha vissuto que- st’esperienza. Seconda conversione Riassumerei questo tempo di formazione in due parole: «Seconda conversione». Se finora ho vissuto innanzi tutto dei miei progetti, dei miei sogni, dei miei ideali e della forza che il buon Dio mi ha dato, ora mi sento chiamato a vivere soprattutto «di fede», a vivere cioè con un atteggiamento più teologico, più gratuito e contemplativo la missione, convinto che tutto è grazia e che i successi o i fallimenti possono essere assunti nella fede senza grandi alti e bassi, con la serenità di chi si riconosce chiamato e inviato, discepolo e missionario. Durante il corso, ogni partecipante è stato invitato a scrivere la propria autobiografia come attestazione della storia salvifica di Dio nei suoi confronti e come esercizio di accettazione e assunzione di ciò che gli è stato donato: la famiglia, l’educazione e la cultura di origine; e di ciò che ha tessuto sul telaio della vita con le scelte compiute. Questa rilettura della vita mi ha fatto pren- dere coscienza delle mie debolezze e fragi- lità non come pericoli o tentazioni, ma come momenti di grazia, perché come dice San Paolo nella sua seconda lettera ai Co- rinzi: «Se sono debole, allora sono forte» (12,10). In un secondo momento, alcuni biblisti ci hanno provocato con le esperienze dei pro- feti, del Cantico dei Cantici, del Vangelo e di san Paolo. Le loro conferenze sono state motivo di riflessione personale e poi di condivisione in gruppo e in assemblea. Il terzo momento della nostra formazione è consistito nella visita ai luoghi originari dell’Istituto: Castelnuovo, il santuario della Consolata e Casa madre. La maggior parte di noi non era più tornata a Castelnuovo da quasi trent’anni e molti non avevamo visto la ristrutturazione della Casa madre avve- nuta negli ultimi tempi. Ho apprezzato molto la presenza di una comunità Imc accanto alla casa natale del beato Fondatore e l’attenzione e la cura con cui i missionari accompagnano i gruppi che vi si recano così come al luogo di nascita di san Giuseppe Cafasso. Suggestiva mi è parsa la cappellina allestita in quella che fu la stalla di casa Allamano: unione tra il Fondatore e l’Incarnazione che parla di uno stile missionario tutto nostro e che può es- sere descritto con parole come silenzio, semplicità, precarietà, vicinanza, opzione per l’umanità e la Casa comune.

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