Missioni Consolata - Novembre 2020

Urna con il corpo del beato Francesco Paleari (1863- 1939). Prete cottolenghino, donò tutta la sua vita al ser- vizio dei poveri, dei malati e dei sofferenti. Fu confessore e direttore spirituale del seminario dioce- sano, predicatore di Esercizi spirituali al clero, inse- gnante di latino e filosofia, provicario generale e vicario per la vita consacrata dell’arcidiocesi torinese. * 79 novembre 2020 MC nella comunità dell’Istituto il Paleari fu molto apprezzato. L’Allamano lo invitò a predicare il corso del 1919, subito dopo il rientro dei mis- sionari che erano stati sotto le armi. L’Alla- mano dava somma importanza a questi esercizi, perché dovevano essere come un ri- lancio della vita di comunità. Ecco perché li affidò all’animazione del Paleari. La sua aspet- tativa non fu delusa, perché tutti furono gran- demente soddisfatti. Dopo un altro corso di esercizi, quando non era più lui a scegliere i predicatori, percependo tra i giovani una certa insoddisfazione, fece questo commento: «Hanno un bel cercare persone rinomate… ma uomini come Don Pa- leari non fanno forse tanta figura, c’è però lo spirito di Dio che parla in loro, ed è ciò che si sente e fa bene». «Di Don Paleari, a Torino, ce n’è uno solo». La stima dell’Allamano per il Paleari è confer- mata anche da questo fatto: richiesto da Roma di indicare un nome per l’ufficio di direttore spirituale al Collegio Urbano “de Propaganda Fide”, l’Allamano pensò subito al Paleari. Egli, però, obbediente come sempre, gli disse: «Si rivolga al Signor Padre». Il Superiore della Pic- cola Casa fu di altro parere e così il Paleari for- tunatamente rimase a Torino. Il pensiero del Paleari sull’Allamano. Per conoscere quanto il Paleari pensava del- l’Allamano, basta leggere integralmente la te- stimonianza da lui inviata al P. L. Sales, quando stava scrivendo la biografia. Eccone qualche tratto: «Del Venerato Canonico Giu- seppe Allamano io conservo tutt’ora viva e santa memoria. Da quando Lo conobbi, fre- quentando la Scuola di Morale al Convitto Ec- clesiastico sino alla preziosa Sua morte, ebbi sempre per Lui grande stima ed affezione quasi filiale, tanta era la riverenza e la confi- denza che m’ispirava la Sua Persona. Nel 1893 Egli m’invitò a confessare i Sacerdoti Moralisti, e, sentendo la mia ritrosia, mi con- fortò dicendomi: “Quello che non saprà fare lei, lo farà la Provvidenza”. E incontrandomi qualche volta in sacrestia: “Ebbene, mi diceva con tutta familiarità, ebbene come va?” - “Mah!” rispondevo io. Ed Egli: “Avanti in Do- mino, come diceva il vostro Cottolengo”. Ed io prendevo quell’incoraggiamento come datomi da Dio, tant’era la mia fiducia in quell’Uomo di Dio. Dieci anni dopo, m’invitò a predicare le Medi- tazioni al Santuario di S. Ignazio; e ricordo be- nissimo con quanta prudenza, vigilanza e affabilità dirigeva colà i SS. Spirituali Esercizi [...]. Taccio le altre benemerenze nella ricorrenza del Centenario e allargamento del Santuario, nella fondazione dell’Istituto dei Missionari della Consolata, nella Beatificazione del suo Zio, il Cafasso, ecc. In una parola fu un vero Sacerdote, Sacerdote dell’Altissimo». Che il Paleari si fidasse ciecamente dell’Alla- mano è sicuro. Lo dimostra anche questo semplice fatto con il quale concludo: quando, dopo la partenza dei primi quattro missionari, gli altri giovani, per diversi motivi, lasciarono l’Istituto, creando una situazione dolorosa e difficile per l’Allamano, il Paleari, pochi giorni dopo, volle accompagnare personalmente sette giovani Tommasini alla Consolatina, di modo che la vita della comunità riprendesse subito senza interruzione. Al vederli l’Alla- mano esclamò felice: «Oh! Bravi! La Provvi- denza, di cui io ero sicuro, stavolta viene proprio dalla Piccola Casa della Divina Provvi- denza, quasi per conformarmi sempre più ad essa. Bravi, bravi! Andiamo a ringraziare la Consolata tutti assieme». P. Francesco Pavese

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