Missioni Consolata - Novembre 2020

nanza romana che Paolo può ri- cevere in carcere dei familiari, mandarli dal centurione ed es- sere immediatamente trasferito a Cesarea Marittima, insieme a metà della forza armata disponi- bile ai romani. Il comandante ha capito che per questo personag- gio il sinedrio è disposto a ri- schiare, ma non ha ancora ca- pito perché, e quindi decide di proteggerlo. Inoltre, i soldati in- viati a Cesarea possono essere di ritorno in due giorni. A margine e implicitamente, Luca può suggerirci un sorriso e una lacrima. Quaranta ebrei giu- rano di non mangiare né bere finché non avranno ucciso Paolo... che però a sorpresa è fornito di una scorta insupera- bile: non si saranno per caso condannati a morire per non aver saputo infliggere una morte? L’altra annotazione è un silenzio abbastanza sorpren- dente. Paolo gode di condizioni di detenzione evidentemente morbide, eppure non si dice mai che sia visitato da qualche fra- tello cristiano, come invece ac- cadrà a Roma (At 28,30-31). Luca non calca la mano sulle man- canze dei credenti, ma è pronto a lasciarle intuire. Offre il quadro ideale di una chiesa, ma sa bene che imperfezioni e difetti re- stano sempre presenti. Sembra quasi dire anche a noi di puntare a una chiesa perfetta, ma senza pretenderla: neppure quella de- gli apostoli lo era! A CORTE A CESAREA AT 23,34 24,27 Non stupisca che si parli di corte. Certo, i governatori ro- mani non erano re, rendevano conto all’imperatore e potevano essere deposti da un momento all’altro. Ma intanto, vivevano una vita quotidiana non molto di- versa da quella di un re orien- tale, come Luca ci fa intuire trat- teggiando i vari personaggi in tinte coerenti con ciò che ne di- cono gli scrittori antichi. Si parte dal governatore Felice, che abbozza non tanto un pro- cesso, quanto un’audizione informale per capire se avviare un procedimento vero e proprio. MC R E qui Paolo compie un gesto di rottura che, prima di lui, con la stessa gravità, era stato osato soltanto da Stefano con il suo di- scorso contro il tempio (At 7). Rimprovera infatti il sommo sa- cerdote (23,2-3), scusandosi per il fatto di non sapere chi sia (sar- casmo aggravante). Paolo infatti ammette che secondo la legge non bisogna insultare il capo del popolo (23,5), ma è chiaro che in questo contesto a guidare il po- polo è Anania, anche qualora Paolo non lo conosca (il che pare improbabile). Questa rispo- sta che sembra di scuse, in ve- rità, sottintende che Paolo non riconoce Anania come guida, rompendo quindi nettamente con quella tradizione giudaica con cui fino al giorno prima Paolo sembrava voler scendere a patti. Ormai l’apostolo è difeso dai soldati romani, e, dopo aver tentato per anni di accordarsi con l’autorità religiosa ebraica, se ne distacca. COMPLOTTI E FUGA AT 23,12 33 La reazione ebraica, cioè il com- plotto per uccidere a tradimento Paolo, ci può sembrare ecces- siva, ma probabilmente non lo è. Un uomo di grande carisma, con un’ottima preparazione teolo- gica, ha appena contestato in modo radicale l’autorità del sine- drio. Dal punto di vista ebraico, merita la morte, ma sono i ro- mani a detenerlo, e il sinedrio non può quindi fare niente, se non cercare di ucciderlo a tradi- mento durante un trasferimento. Se morissero anche dei romani, dimostrandosi tra l’altro inaffida- bili, tanto meglio. A questo punto Luca inserisce un altro colpo di scena. Sco- priamo infatti che Paolo a Geru- salemme ha una sorella, il cui fi- glio viene a sapere della con- giura. Non è raro che Luca inseri- sca le informazioni solo quando servono. I bravi narratori rie- scono a farlo senza che sembri una forzatura (i narratori meno abili ci offrono tutte le informa- zioni all’inizio, e quando servono non ce le ricordiamo più). È sicu- ramente a motivo della cittadi- quando Paolo svela di essere cit- tadino romano, e fin dalla nascita (22,25-28). Paolo, d’un tratto, guadagna im- portanza e attenzione, che spie- gano i privilegi di questo prigio- niero speciale. Il colpo di scena cambia anche la nostra attenzione su Paolo. Lo avevamo conosciuto ebreo per- secutore di cristiani (8,1), ab- biamo assistito alla trasforma- zione del suo nome (13,7: «Saulo, detto anche Paolo»), ora sco- priamo che quel nome latino non era un soprannome casuale. Senza accorgercene, voltiamo le spalle a Gerusalemme e guar- diamo al Tevere. DRAMMATICA SFIDA GIUDIZIARIA AT 23,1 11 Ciò che Luca racconta sulla vi- cenda di Paolo suona a volte im- previsto ma sempre verosimile. La prima mossa di un coman- dante romano di fronte a un pos- sibile agitatore politico, in effetti, sarebbe stata di interrogarlo (con tortura, era normale). Paolo si svela cittadino romano, e que- sto complica il quadro, anche perché le accuse sono di tipo re- ligioso. Tendenzialmente i ro- mani si disinteressavano di reli- gione, a meno che avesse rica- dute politiche. Ma per capire se in questo caso ce ne sono, de- vono sentire i capi del tempio. Ed è ciò che il comandante fa: in- terroga Paolo (senza tortura, il prigioniero è speciale) davanti al sinedrio. 75 novembre 2020 MC

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