Missioni Consolata - Ottobre 2020
73 ottobre 2020 amico mc Solo dopo tale processo il pro- feta si mette in movimento. Dal momento che la parola da annunciare appartiene a Dio, essa produce sempre quanto esprime, è attiva, creatrice ed ef- ficace: «Così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritor- nerà senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,11); «la pa- rola di Dio è viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio, essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle mi- dolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Che tipo di rotolo dobbiamo mangiare noi missionari? GESÙ, ROTOLO DI DIO Sappiamo che nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, la parola di Dio si riferisce alla lieta no- vella in tutte le sue dimensioni, nel quarto Vangelo invece corri- sponde a Cristo, Figlio di Dio: Gesù è l’eterna e personale Pa- rola di Dio. Se al profeta Eze- chiele viene ordinato di ingoiare il rotolo, nel Nuovo Testamento a noi viene detto di mangiare Gesù Cristo per diventare profeti per il nostro mondo. Nella pie- nezza del tempo, la pa- rola di Dio ha risuonato nella voce del Figlio. In- fatti, la voce sul monte della trasfigu- razione dice ai tre disce- poli: «Ascol- tatelo» (Mc 9,7). A que- sto impera- tivo divino fa eco l’inizio della Lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato del miele e di un favo stillante», e anche il Salmo 119,103 annota: «Come sono dolci le tue parole al mio palato, più del miele per la mia bocca». Anche nel libro dell’Apocalisse viene ordinato all’autore di pren- dere il piccolo rotolo dalle mani dell’angelo per divorarlo: «In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’a- marezza» (10,9-10). La dolcezza sentita nella bocca può indicare la bontà di essere l’araldo del messaggio divino, l’amarezza nelle viscere, il suo contenuto. IL COMPITO DEL PROFETA Nella chiamata di Ezechiele no- tiamo che, per prima cosa, egli deve recarsi dal Signore. Solo successivamente mangiare, di- gerire e assimilare la parola. Il processo di assimilazione ri- chiede gradualità: prima il pro- feta deve mettersi alla presenza del Signore, poi accogliere la parola, capirla, ritenerla nel cuore e nella mente, masticarla nella bocca, infine deve lasciarla diventare il suo nutrimento spiri- tuale. Il risultato di un simile pro- cesso è la trasformazione perso- nale, perché la parola è diven- tata parte del suo essere. AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT ai padri per mezzo dei profeti, [...] in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (1,1-2). Gesù, per così dire, è il rotolo di Dio, scritto davanti e dietro. Egli è la vera parola di Dio. Noi possiamo conoscere la vera identità di Dio solo attraverso la Parola eterna e sussistente, che è stata, dall’eternità, rivolta verso il seno del Padre (cf. Gv 1,1). La Parola è preesistente alla stessa creazione ed è perenne- mente in dialogo di amore con il Padre. Tutta la creazione è ve- nuta all’esistenza per mezzo della Parola (cf. Sap 9,1; Col 1,15- 16; Gv 1,3). Gesù non solo pos- siede la parola di Dio, ma è egli stesso la Parola di Dio e, in quanto tale, ne è la rivelazione. IL PANE VIVO Se anche noi vogliamo essere profeti, dobbiamo fare come Ezechiele. Prima di tutto andare dal Signore e poi mangiare la sua parola, cioè Gesù Cristo: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (6,51). Che grande responsabilità e che impegno sono richiesti a coloro che sono chiamati a essere i messaggeri della Parola di Dio. Purtroppo molto spesso cor- riamo il rischio di essere sola- mente cembali squillanti, di pro- clamare una parola che non ab- biamo prima mangiato e dige- rito. Non siamo chiamati a ven- dere la nostra conoscenza intel- lettuale, ma a comunicare come la parola di Dio ci ha trasformati in nuove creature. Il metodo in- fallibile per ottenere un tale ri- sultato è molto antico e si chiama «lectio divina». Antonio Magnante Michelangelo Buonarroti, Il profeta Ezechiele , Cappella Sistina, 1511
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=