Missioni Consolata - Ottobre 2020
timi 20 anni - e l’utenza si sta spostando dai ceti medio bassi a quelli medio alti. Il percorso che la droga seguiva per andare dalla zona di produzione all’Eu- ropa e al Nordamerica era la co- siddetta rotta balcanica; ma negli ultimi anni, a causa dei conflitti come quello siriano e dei mag- giori controlli di frontiera legati all’arrivo dei migranti, quella rotta non è più sicura per i traffi- canti che per questo si sono ri- volti all’Africa orientale, special- mente al Kenya, con il suo porto di Mombasa, e alla Tanzania. La posizione geografica di questi paesi africani ne fa una sorta di crocevia planetario da dove - ap- profittando dello scarso controllo del territorio da parte delle forze di polizia - la droga può essere poi facilmente distribuita nel re- sto del Continentea e negli altri. Il Kenya, continua Amado de An- dres, è il paese ideale anche perché è stabile dal punto di vi- sta politico, finanziario e com- merciale, e ha una buona infra- struttura informatica che per- mette ai trafficanti di comunicare in modo efficace da un conti- nente all’altro per coordinare il trasporto e anche il pagamento della merce, per il quale utiliz- zano la hawala , un sistema infor- male di scambio di denaro - rico- nosciuto dall’Islam - basato sulla fiducia delle persone, che per- mette di effettuare pagamenti senza effettivamente muovere denaro, rendendolo così pratica- mente impossibile da tracciare @ . Il trasporto della droga, spiega aveva mai guadagnato così tanti soldi. I clienti, continua, sono «ni- geriani che stanno in prigione, cinesi, bianchi, ragazzini ricchi». A cercare di contrastare un feno- meno che sta dilaniando la gio- ventù kenyana, dice Fox, si stanno impegnando politici come Mohamed Ali, un ex gior- nalista che nei suoi articoli si oc- cupava della diffusione dell’e- roina, che è stato fra i primi a de- finirla un’emergenza e che, per questo suo lavoro di informa- zione e denuncia, è stato eletto come parlamentare @ . Lui e il giornalista John-Allan Namu, definiscono la città di Mombasa uno stato mafioso e non esitano a segnalare infiltra- zioni nella polizia e il coinvolgi- mento di alcuni politici che «aiu- tano i signori della droga a ven- derla o trasportarla nel paese». LE ORGANIZZAZIONI ATTIVE SUL CAMPO L’arrivo dell’eroina in Kenya lo ha reso un paese non solo di tran- sito, ma anche di consumo. Giorno per giorno, questa tra- sformazione è resa evidente «dall’aumento delle le zone dove i giovani vanno per comprare droghe e farne uso e anche dalla maggior propensione dei ragazzi a farsi coinvolgere in attività cri- minali», conferma Agnes Mailu, programme coordinator di Soli- darity with girls with distress (Solgidi), un’organizzazione le- gata all’arcidiocesi di Mombasa che assiste ragazze in diffi- coltà @ . Il documentario mostra la visita della conduttrice a una delle zone di Mombasa, un cimitero, dove i tossicodipendenti vanno per iniettarsi eroina. Qui, i volon- tari di un’organizzazione chia- mata Muslim education and wel- fare association (Mewa) vanno a incontrare i tossicodipendenti cercando di dare loro assistenza, ad esempio fornendo loro sirin- ghe nuove in cambio di quelle usate, e di coinvolgerli in un per- corso per disintossicarsi. Traffico di droga | Droga | Giovani | Kenya | Colombia MC R 65 ottobre 2020 MC de Andres, avviene su barche che si chiamano dhow , normal- mente utilizzate per pescare e dotate di un frigo a una estre- mità. Nel vano che ospita il frigo si può introdurre e trasportare fino a una tonnellata di eroina. Ma queste barche non possono avvicinarsi troppo alla costa per non rischiare di essere intercet- tate dalla polizia, perciò si avval- gono della collaborazione di im- barcazioni più piccole, che prele- vano il carico e lo trasportano in punti meno sorvegliati della co- sta. Spesso si tratta di persone locali, pescatori keniani che spinti dalle grosse somme di de- naro offerte loro dai trafficanti, accettano di aiutarli a scaricare e trasbordare la droga. Uno dei metodi usati per il tra- sporto dell’eroina verso destina- zioni esterne all’Africa, prosegue il racconto di Fox, è quello dei «container umani»: persone che inghiottono ovuli e prendono un volo per la destinazione dove la droga sarà venduta. Salim, uno degli intervistati, riporta che il tra- sporto di cento grammi permette di guadagnare mille dollari. L’IMPATTO SUI GIOVANI E SULL’ECONOMIA Nella terza puntata del docu- mentario, Fox incontra e intervi- sta uno spacciatore - che ha il viso coperto e usa il sopran- nome di Mr. K - nella zona dove è nato e vive, cioè Kibera, il più grande degli slum di Nairobi. Mr. K confeziona dosi di eroina raccogliendo da un mucchio di polvere bianca una quantità suf- ficiente a coprire mezza lametta da barba e facendo poi scivolare la sostanza in una cartina argen- tata che provvede a chiudere ri- piegandone i lati. Una dose così si vende per tremila scellini, circa trenta dollari, e per acquistarla questo ragazzo kenyano paga fra i mille e i 1.500 scellini. In una baraccopoli dove lo stipendio medio è tra i 25 e i 40 dollari al mese, considera Amaryllis Fox, vendere eroina permette dav- vero di «svoltare». Mr. K racconta che la prima volta che ha venduto eroina ha preso 50mila scellini (500 dollari). Non
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