Missioni Consolata - Ottobre 2020

63 ottobre 2020 MC tegrare il salario nei casi di ridu- zione di orario di lavoro dovuto a momentanee difficoltà di mer- cato. Dall’altra, quello così detto straordinario, finalizzato a ga- rantire il salario nei casi di so- spensione del lavoro per ristrut- turazioni, ridimensionamenti o addirittura chiusure aziendali in- dotte da calcoli di mercato. PER UNA CASSA UNIVERSALE La legge stabilisce limiti ben precisi ai tempi di assistenza, sia quelli forniti dalla Cassa inte- grazione ordinaria che da quella straordinaria. Ma talvolta tali tempi non sono sufficienti a ri- solvere le crisi. Perciò è data la possibilità alle regioni o al mini- stero del Lavoro, a seconda delle dimensioni dell’azienda in questione, di decretare un pro- lungamento del sostegno, in de- roga a ciò che prevede la legge. La stessa procedura può essere utilizzata anche per permettere ad aziende normalmente escluse da qualsiasi tipo di so- stegno, di richiedere assistenza. Tali trattamenti eccezionali as- sumono il nome di cassa inte- grazione guadagni in deroga e rappresentano il secondo ele- mento di complicazione. Sotto questo titolo è andato an- che il decreto legge del 17 marzo 2020 che ha stanziato cinque miliardi di euro per ga- rantire nove settimane di cassa integrazione a tutti i lavoratori occupati in aziende che hanno dovuto chiudere a causa del co- ronavirus. E non è stato che il primo dei provvedimenti as- sunti. Il decreto legge di agosto 2020 è intervenuto ancora per prorogare la cassa. Nei primi sette mesi del 2020 , le ore autorizzate di cassa sono state 2,7 miliardi con un au- mento dell’881% sull’intero anno precedente (dati Inps). Ora che abbiamo capito quanto sia importante dare sicurezza a tutti i lavoratori, sarebbe bene approfittare dell’occasione per varare una riforma radicale del sistema, in modo da rendere la cassa più lineare, più razionale e soprattutto universale. Francesco Gesualdi TIPOLOGIE DI CASSA La prima è collegata alle crisi e alle ristrutturazioni aziendali che negli ultimi decenni si sono fatte sempre più numerose a causa della tecnologia e della globaliz- zazione. Basti dire che solo negli anni della crisi, 2008 e 2009, il numero di imprese cessate ha sfiorato le 630 mila unità. Al no- vembre 2019, presso il ministero dello Sviluppo, erano ancora aperti 150 tavoli di trattative per trovare la soluzione alla crisi di al- trettante aziende che avevano annunciato di voler chiudere. Fin dai primi anni successivi alla seconda guerra mondiale si è co- minciato ad avvertire il problema di imprese costrette a ridimensio- nare il proprio personale a causa delle innovazioni tecnologiche e, già nel 1968, venne emanata una legge per garantire la continuità del salario, almeno per qualche tempo, ai lavoratori colpiti dalle ri- strutturazioni. A tale scopo venne introdotta una nuova erogazione da parte dell’Inps, denominata Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs). Erogazione che purtroppo nasceva con le stesse anomalie della sorella maggiore che, nel frattempo, era stata battezzata Cassa integra- zione guadagni ordinaria (Cigo), tanto per tenerla distinta. Ancora una volta l’anomalia principale era la copertura di un numero limitato di settori. Per cui tutte le casse istituite suc- cessivamente per garantire l’in- tegrazione salariale anche ai la- voratori dei settori non indu- striali, sono nate con un doppio incarico. Da una parte, quello così detto ordinario, teso ad in- oggi il sistema della cassa inte- grazione è diventata una giun- gla di sigle e casse, nella quale è difficile districarsi. Ad esempio, nel 1972 venne isti- tuita la cassa integrazione per i dipendenti agricoli, ma solo quelli a tempo indeterminato. Inoltre, a partire dal 1996, la legge ha come riesumato l’e- sperienza fascista del 1941 con- sentendo a sindacati e associa- zioni padronali di creare, tramite contrattazione collettiva, dei fondi specifici con funzione di integrazione salariale. Oggi di tali fondi ne esistono una decina. Fra i più importanti quello a favore dei lavoratori postali, del credito, del trasporto aereo. Sono denominati Fondi di solidarietà, sono costituiti presso l’Inps, hanno gestione autonoma e sono finanziati con contributi aziendali. Ma esiste un altro fondo ancora, denominato Fis (Fondo di inte- grazione salariale), istituito dalla legge stessa nel 2015, a cui debbono partecipare, in forma praticamente obbligatoria, tutti i datori di lavoro che occupano mediamente più di cinque di- pendenti, che non partecipano ad alcun fondo di solidarietà e che non rientrano nel campo di applicazione della cassa inte- grazione guadagni. Il Fondo è fi- nanziato con contributi aziendali pari allo 0,65% delle retribuzioni lorde, ha obbligo di bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di dispo- nibilità. Purtroppo, le complicazioni non finiscono qui. Ne vanno citate almeno altre due. Cassa integrazione | Disoccupazione | Lavoro MC R © Gerd Altmann - Pixabay

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