Missioni Consolata - Ottobre 2020

Qui: padre Matteo Pettinari pesa un bimbo per verificare se l’aumento di peso è regolare, du rante uno dei controlli mensili effettuati al centro di salute. Grand-Zattry La missione, comunque, non si è fermata e la Consolata ha continuato il discernimento per de- finire la propria presenza nel paese. La missione di Bardot era stata chiusa nel 2003 e il vescovo chiedeva ai missionari la gestione di una nuova parrocchia. Si tra ava di Saint Joseph Travailleur di Grand-Za ry, situata a circa 160 km a Nord di San Pedro. Era l’ultima parrocchia nella parte Nord della diocesi, con una grande estensione e con zone per le quali era necessaria la piroga per raggiungere tu e le comunità. Il padre Michael Miano è andato a formare la co- munità di Grand-Za ry con il padre Victor Kota. I due missionari hanno realizzato una pastorale di prossimità in un contesto in cui il gruppo etnico proprietario della terra, i Bété, era una mino- ranza nelle comunità cristiane che, anche qui, erano cara erizzate da una forte presenza dei Mossì del Burkina Faso. Anche qui la sfida di avere molte lingue sullo stesso territorio era pre- sente. La formazione dei laici e la realizzazione di una pastorale coerente sono state le priorità. Alla morte prematura del vescovo, monsignor Paulin Kouabenan (2008), al padre Victor Kota è stato chiesto di assicurare l’interim come vicario generale, fino all’arrivo del nuovo vescovo mon- signor Jean-Jaques Koffi Oi Koffi. Ritorno a San Pedro Con l’arrivo di nuovi missionari nel 2010, nuove sfide si sono aperte. In particolare si è visto pos- sibile il ritorno alla ci à di San Pedro, dove si vo- leva creare la sede della Delegazione e un Centro di animazione missionaria e vocazionale. Nel 2007 i missionari avevano comprato un terreno, quando padre Willy Ipan era superiore, ma non si era avuta la possibilità di costruire e di trovare il personale. Quando la Direzione generale ha approvato il proge o, nel 2011 i missionari della Consolata hanno inaugurato la «Maison Joseph Allamano» di loro proprietà, sede della Delegazione, casa di accoglienza e Centro di animazione. Questa casa è situata al centro di un quartiere di San Pedro, Château, in continuità con lo spirito di inseri- mento che aveva cara erizzato l’apertura della Consolata in questo paese. I padri Villa, Miano, Baiso, Boniface Sambu- Sambu e il so oscri o hanno marcato l’identità di questa casa che è aperta alla realtà multi reli- giosa del quartiere. Inoltre hanno tessuto il dia- logo interreligioso a raverso a ività trasversali che toccano tu a la popolazione, come la scola- rizzazione, la pace, la salute, la pulizia, il rispe o della natura. Ramón Lázaro Esnaola una minoranza. L’inserimento, che era stato uno stile voluto dalla Consolata all’inizio, è stato vis- suto nuovamente, in particolare nelle due mis- sioni del Nord. In quel momento non c’erano infermieri né medici, né rete telefonica o inter- net, nessuna banca era aperta nel Nord del paese e non c’erano che rari trasporti pubblici per spostarsi. È stato grazie ai missionari che sono rimasti al Sud, che quelli del Nord hanno potuto restare al servizio della popolazione. I padri Michael Wamunyu e il so oscri o sono rimasti isolati dall’esterno per qua ro mesi a Dianra. È stato a metà febbraio del 2003 che il padre Zachariah King’aru, superiore della Delega- zione in quel momento, ha accompagnato nel Nord i padri Pante, di ritorno dall’Italia, e Serna, che doveva inserirsi a Marandallah, e ha portato un telefono satellitare con il quale è stato possi- bile comunicare con l’estero per i restanti se e anni di crisi. Una volta alla se imana i qua ro missionari rimasti al Nord chiamavano il supe- riore al Sud per dargli notizie. Nel viaggio di ritorno padre King’aru è stato bloc- cato dai ribelli prima della zona di «fiducia» e ar- restato per una no e. La sua auto è poi stata confiscata. È importante notare che le due missioni della Consolata al Nord sono state le sole missioni ca oliche in quella parte del paese a non essere state saccheggiate dai ribelli in quegli anni. Quando, diversi anni dopo, i missionari hanno fa o delle ricerche presso la popolazione locale, hanno saputo che le autorità tradizionali li ave- vano prote i dicendo ai ribelli che «toccare i missionari sarebbe stato come toccare le loro fa- miglie». Nel momento del confli o, i nostri si erano messi nelle mani della Provvidenza. Il dire ore del collegio pubblico di Dianra, dopo il confli o, ha chiesto ai missionari di aiutarlo per la ripresa dei corsi. Così i padri hanno dato corsi di spagnolo, il che ha permesso loro di en- trare in conta o con molte famiglie che non erano cristiane. A Sud i missionari hanno vissuto momenti molto difficili, perché la popolazione accusava gli im- migrati (come i burkinabè) di essere responsabili della ribellione, e dato che la maggior parte dei cristiani è del Burkina Faso, ci sono stati molti massacri nei villaggi della missione di Sago. I missionari, in seguito, hanno fa o un lavoro di riconciliazione che si è dimostrato molto compli- cato a causa delle ferite profonde rimaste nella popolazione. ottobre 2020 41 Côte d’Ivoire MC

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