Missioni Consolata - Ottobre 2020
nel 1997. Essa chiedeva la presenza della Conso- lata in una nuova diocesi che era stata eretta il 19 dicembre 1994 nel Nord del paese. Ma in quel momento la Consolata era appena arrivata e non aveva del personale per fare quel passo. Ora però, dei nuovi missionari erano appena arrivati: i padri Michael Wmunyu e il sottoscritto Ramón Lázaro Esnaola. I criteri che hanno motivato la scelta, al di là della richiesta del nunzio, sono stati: la ricerca di un dialogo interreligioso concreto e nella vita quotidiana (il Nord è a prevalenza musulmana); una realtà culturale più uniforme che permet- tesse l’apprendimento e l’utilizzo di una lingua e uno sforzo significativo d’inculturazione; un ser- vizio alla chiesa locale, in quanto all’arrivo dei missionari nella diocesi, non c’era neppure un prete diocesano. La prima sfida è stata quella dell’apprendimento della lingua, così i due missionari sono andati a Korhogo, nel Nord, per imparare il tchébaara presso i missionari d’Africa, che erano gli unici a celebrare nell’idioma locale. Non esisteva né un dizionario, né una grammatica. L’unico aiuto era un sillabario e molto entusiasmo e amore per la missione ad gentes. Solo il Nuovo Testamento e i Salmi erano tradotti. Alla fine di maggio 2001, i due missionari sono arrivati a Dianra («leone» in tchébaara) per fon- dare la nuova missione, la parrocchia Saint Paul. Due mesi dopo si è unito loro padre Flavio Pante, siaca. Era costruita in cima a una collina, mentre il villaggio era ai piedi della stessa. In fondo, il mare si apriva verso l’infinito. Quando si stava seduti sulla terrazza della missione, il cuore era pieno di pace e di speranza per la costruzione del Regno di Dio. Sono stati i padri Pietro Villa e Willy Ipan con il fratello Rombaut Ngaba che hanno cominciato il lavoro in questa missione. Si sono spesi per ar- ricchire la pastorale con un servizio di consola- zione concreto, cosa che caratterizza i missionari della Consolata. Così, fratel Rombaut che è infer- miere, ha realizzato un dispensario, che ha por- tato molta consolazione alle popolazioni di Grand-Béréby. Malgrado la vastità della parrocchia e la difficoltà legata alle vie di comunicazione per arrivare a tutte le cappelle, i missionari sono riusciti a co- struire insieme alla gente la chiesa di Adjaméné, dedicata al beato Giuseppe Allamano, che resta un punto di riferimento ancora oggi. I missionari hanno anche costruito una scuola primaria nel villaggio di Ménéké. È così che poco alla volta ha preso forma la caratteristica fonda- mentale dei missionari della Consolata in questo paese: le opere di consolazione in zone isolate, sempre ascoltando i bisogni della popolazione. La parrocchia è stata resa alla diocesi nel 2006. Apertura a Nord Nel febbraio 2001, i missionari della Consolata in Côte d’Ivoire hanno tenuto la loro prima confe- renza, nella quale hanno deciso di passare da Gruppo a Delegazione, un passaggio importante che esprime la stabilità della presenza nel paese. L’hanno messa sotto la protezione del beato Giuseppe Allamano e hanno fatto questo pas- saggio in presenza del consigliere generale, padre Norberto Louro. Durante quella stessa conferenza, i missionari hanno deciso che era il momento di rispondere affermativamente a una lettera mandata loro dal nunzio in Côte d’Ivoire ssier 38 ottobre 2020 Qui: un’anziana donna nel Nord. © Ariel Tosoni Nell’apertura a Nord si è cercato un dialogo interreligioso concreto nella vita quotidiana. “
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