Missioni Consolata - Ottobre 2020
Sago (che in godié vuol dire «il riso che abbiamo seminato»), località isolata nella foresta ivoriana, in un territorio dove le piantagioni di palme sono numerose a causa della raffineria situata a Bolo. Sago è stata la prima parrocchia in quanto tale affidata ai missionari della Consolata in Côte d’Ivoire ed è ancora gestita dall’Istituto. Si tratta di un vasto territorio con strade molto degradate a causa delle piogge ricorrenti. In questa parroc- chia la popolazione locale è dell’etnia Godié, ma la maggior parte dei cristiani sono immigrati del Burkina Faso che sono venuti a lavorare nelle piantagioni di palma. Padre Zachariah King’aru ha completato la co- munità di missionari quattro mesi dopo. I tre abitavano in una piccola casa e hanno comin- ciato la costruzione della missione e della chiesa sotto la direzione del fratello Pietro Menegon, ar- rivato a questo scopo. La realtà pastorale di Sago era molto sfidante, perché la popolazione locale, i Godié, frequen- tava molto poco la chiesa cattolica e gli agenti pastorali più presenti erano burkinabè. Questo creava difficoltà nella continuità del lavoro pa- storale, perché gli agenti più impegnati viaggia- vano sovente per andare al loro paese di origine. Era complicato programmare le attività della pa- storale. I missionari hanno fatto un lavoro instancabile per arrivare a tutti i villaggi con una certa fre- quenza e per stabilire una pastorale d’insieme su ottobre 2020 37 tutto il territorio della parrocchia, malgrado le difficoltà nelle vie di comunicazione. Il lavoro di formazione dei leaders e l’impegno dei laici sono stati fondamentali per l’evangelizzazione e la formazione della gente del posto. Altri missionari hanno integrato nel tempo l’équipe di Sago: padre Victor Kota (dal gennaio 2000), padre Joseph Oguok (2001) e p. Killian Muli (settembre 2002). È stato quello un tempo di grande creatività e scoperta pastorale perché l’Africa Occidentale è molto diversa dall’Africa dell’Est nell’espressione della sua religiosità e nella sintesi che è stata fatta con le religioni tra- dizionali. Sul bordo del mare Nel 1999 monsignor Djabla ha chiesto ai missio- nari la loro disponibilità a gestire la parrocchia Notre Dame de la Mer di Grand-Béréby. Questa parrocchia era stata fondata dai missionari Sma (Società missioni africane) che l’avevano resa alla diocesi. Ma il vescovo non aveva preti diocesani da inviare. Si trattava di una parrocchia immensa con molte sfide per la missione. Dopo un discernimento, e come servizio alla chiesa locale, l’Istituto ha accettato la richiesta del vescovo, mettendo come condizione che dopo un certo tempo la parrocchia sarebbe tor- nata nuovamente alla diocesi. Quella di Grand-Béréby (che significa in Krou «l’imbarco di Bébé») era una missione paradi- A sinistra: mappa della Côte d’Ivoire, con le missioni Imc in evidenza. Qui: mamma con bimba, venditrice al mercato di Dianra. Sotto: padre Carlos Henao con la gente di Dianra. ©Ariel Tosoni ©AfMC Côte d’Ivoire MC
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