Missioni Consolata - Ottobre 2020
UN QUARTO DI SECOLO IN CÔTE D’IVOIRE Il seme che dà frutto Un quarto di secolo di missione, mai solitaria, ma comunitaria, ecclesiale. In un paese straziato da crisi e guerre civili tra etnie diverse. I missionari della Consolata hanno accettato i rischi e sono rimasti con la gente. Sempre. In queste pagine faremo memoria grata dei doni ricevuti e accolti in mezzo alle ripetute crisi attra- versate, ci soffermeremo sulla passione con cui oggi le nostre comunità sfidano un presente non facile, e faremo nostro lo sguardo di speranza con cui i nostri missionari scrutano l’orizzonte del futuro, dandosi priorità chiare e prospettive coraggiose. Visitando le missioni del Sud e del Nord della Côte d’Ivoire in questi anni, ho sempre incon- trato un gruppo di giovani missionari che non ha mai smesso di sognare una missione «diversa», marcata da semplicità nelle strutture, desiderio di camminare al ritmo della gente e chiarezza nel pensare che la missione non sia mai un’avven- tura solitaria, ma un’impresa comunitaria, eccle- siale, fraterna. Inoltre - ed è questa una luce che ha rischiarato l’oscurità della recente storia di questo paese - pur essendo stati questi nostri 25 anni di missione in terra ivoriana segnati da una serie interminabile di crisi politico militari, i no- stri missionari hanno scelto di non abbandonare mai la loro gente e le loro missioni. Hanno accet- tato tanti rischi - della ribellione e della guerra prima, dell’instabilità e dell’incertezza croniche poi - pur di restare accanto alle persone, di es- serci, di non scappare. Credo che questa eredità preziosa sia un dono all’Istituto e ci indichi con semplicità che la missione è prima di tutto e so- prattutto lo stile di una presenza che rende visi- bile la prossimità di Dio dentro ogni situazione. Buona lettura! S.C. 1. Nell’o obre 1985 il governo ivoriano chiese che il paese fosse conosciuto in ogni lingua come Côte d’Ivoire. Mal- grado ciò, purtroppo, continuiamo a tradurlo nelle varie lingue (Ivory Coast, Costa de Marfil, Costa d’Avorio, ecc.). Solo in ambito Onu la Côte d’Ivoire fa applicare con te- nacia questa sua volontà: in quella sede il nome non è mai trado o, neanche in inglese. È per questa ragione che neanche noi lo tradurremo in queste pagine. di STEFANO CAMERLENGO ssier 34 ottobre 2020 L ’ approssimarsi del 25° anniversario del nostro arrivo in Côte d’Ivoire 1 (23 gen- naio 1996) ci offre l’opportunità di rac- contarvi la nostra missione in questa stupenda terra, benedetta e marto- riata. Nel mio servizio all’Istituto, ho avuto la grazia di accompagnare da vicino il cammino dei nostri missionari, discernendo insieme stile, priorità e sfide della loro testimonianza e del loro servizio. Ho visto crescere il seme gettato dalla fantasia di Dio e dei nostri fratelli, e ne ho potuto contemplare i primi frutti. Anche con queste mie parole, desidero incoraggiare i passi di un per- corso in cui il Signore ci chiede audacia per se- guirlo e servirlo sui sentieri dell’ ad gentes .
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