Missioni Consolata - Ottobre 2020

17 ottobre 2020 MC prim’ordine; un ragazzo di 17 anni, domestico fidato; un ec- cellente cuoco; una domestica e una sarta. [...] Sono venduti non per difetti, ma in conse- guenza del mio trasferimento al Nord». Se gli schiavi fuggivano dal loro padrone, veniva promessa una ricompensa per la loro cattura. Il 23 agosto 1852, il signor John Means di St. Louis, Missouri, pubblicò un annuncio in questi termini: «È fuggito [...] il mio uomo negro chiamato George. Detto negro è alto cinque piedi e dieci pollici, di carnagione scura; suona bene il violino e vari altri strumenti; è un tipo astuto, intelligente e di aspetto molto affabile; ha 25 anni. Se detto negro è catturato e messo nella prigione di St. Louis op- pure portato in questa contea così che io possa riaverlo, sa- ranno immediatamente pagati 1.000 dollari di ricompensa». Una volta ripresi, gli schiavi fug- giti venivano duramente puniti. Uno schiavo era considerato dalla legge come bene di pro- prietà del padrone. In quanto tale, era privato della maggior parte dei diritti normalmente de- tenuti dalle persone libere: in tri- bunale la testimonianza dei neri era inammissibile in qualsiasi controversia riguardante i bian- chi; essi non potevano stipulare un contratto, né potevano avere proprietà; anche se attaccati, non potevano colpire una per- sona bianca. Il controllo del bianco sui neri di sua proprietà si concretizzava in molte altre restrizioni: gli schiavi non potevano allontanarsi senza permesso; non potevano riunirsi, a meno che non fosse presente una persona bianca; non potevano possedere armi In alto: una mappa con i flussi della tratta di schiavi dall’Africa alle Americhe dal 1450 al 1808. | A destra : un manifesto del 1769 avvisa della vendita all’asta di 250 «negri» arrivati dal Gambia. | A sinistra: una famiglia di schiavi ricollocati a Chicago. * " Uno schiavo era considerato un bene di proprietà del padrone bianco. © maps com Afroamericani | Commercio di schiavi | Guerra civile MC A UOMINI ALL’ASTA Era il 27 aprile del 1769 quando un manifesto annunciava la ven- dita all’asta di un «carico scelto di 250 negri», arrivati diretta- mente dal Gambia. L’annuncio pubblico faceva sfoggio di tra- sparenza in quanto non nascon- deva che, sul vascello, c’era stata un’epidemia di vaiolo. Specificando subito dopo che tutto era tornato sotto controllo e che si poteva acquistare il ca- rico senza timore di infezioni. All’inizio - dal 1672 al 1698 - ci fu soltanto la «Royal African Com- pany» a importare schiavi afri- cani nelle colonie americane. Poi, il monopolio terminò e altri operatori entrarono sul mercato. Come la compagnia del mer- cante inglese Joseph Wragg. Tra il 1717 e il 1744 la Wragg & Sa- vage potè contare su 36 navi ne- griere. Con esse si riuscirono a importare circa 10mila schiavi africani, soprattutto da Gambia e Angola. All’arrivo in terra americana, gli schiavi erano venduti in aste pubbliche come fossero oggetti. I loro prezzi variavano da un mi- nimo di 250 dollari a un mas- simo di 1.750 «a pezzo» (circa 40mila dollari attuali). Il 28 ottobre 1859, un tal Jacob August di Warrenton, Nord Ca- rolina, fece pubblicare un an- nuncio di poche righe dal titolo di «Negri in vendita» ( Negroes for sale ). In esso si leggeva: «Venderò attraverso un’asta pubblica [...] otto preziosi servi- tori familiari, consistenti di un uomo negro, bracciante di

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