Missioni Consolata - Luglio 2020

75 luglio 2020 amico MC vibrano. Alla presenza dell’Altis- simo niente può rimanere indif- ferente. Il mistero affascina e re- spinge al tempo stesso. Siamo di fronte a un magnifico atto di lode e adorazione all’indi- rizzo di Colui che solo è santo. Tale attributo, ripetuto tre volte, descrive l’assoluta trascendenza di Dio. Il Dio tre volte santo è il totalmente «Altro». La persona umana non può raggiungerlo da sola, e alla Sua presenza perce- pisce tutta la propria piccolezza. Per mezzo dell’ascolto Isaia en- tra in un’atmosfera religiosa to- talmente differente dalla sua esperienza. Si sente parte del consiglio divino, anche se non partecipa al canto dei serafini. È un’esperienza mistica che Isaia contempla e gusta. PURIFICAZIONE Di fronte alla gloria, alla santità e alla grandezza di Yahweh, Isaia grida: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra im- pure io sono e in mezzo a un po- polo dalle labbra impure io abito». Egli percepisce la sua inadeguatezza, ed è assalito da un senso di terrore. La sua impu- rità lo accomuna al popolo a cui appartiene. La necessaria purificazione gli viene dal centro del trono di Dio. C’è un abisso che lo separa da Dio, e tale distanza deve essere colmata. A questo scopo uno dei serafini va da lui con un car- bone ardente prelevato dall’al- tare celeste. Esso è consacrato credibile perché contraddice Esodo 33,20 dove a Mosè viene detto: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Qui siamo nel contesto di una straordinaria esperienza perso- nale di comunione con la divi- nità. Infatti, il testo parla del con- tenuto della visione e non del modo in cui è avvenuta. Isaia vede il Signore intronizzato e nota i lembi del mantello e la presenza dei serafini. La po- tenza di Dio è sottolineata dalla descrizione solenne del trono, e la sua dignità e grandezza dal mantello che riempie il tempio. Va qui notato che la visione di- vina si verifica nel tempio, luogo privilegiato per coloro che sono alla ricerca di Dio. Dal racconto della sua voca- zione, Isaia non lascia dubbi che la sua chiamata avviene per una gratuita iniziativa di Dio. Si evince l’idea di una straordinaria e tremenda esperienza della realtà di Dio e della sua identità. Si ha l’impressione che il profeta sia trasportato su un piano di- verso da quello nel quale egli vive. È come se fosse ammesso nella sfera del divino. ASCOLTO La visione della realtà divina si arricchisce di un altro impor- tante aspetto: l’ascolto. Isaia ascolta il canto di lode dei sera- fini. È un canto così solenne e potente che gli stipiti delle porte Marc Chagall, Profeta Isaia , 1968 e ha il potere di eliminare il pec- cato di Isaia e di purificargli le labbra. Le labbra, una volta puri- ficate, sono pronte per procla- mare il messaggio divino. È lo stesso Signore che, per mezzo del serafino, ha eliminato l’osta- colo e avvicinato a sé Isaia. Purificato e benedetto, ora Isaia è degno di ascoltare ancora la voce di Dio, e di rispondere al suo invito, di fare la Sua volontà. INVIO Non appena Isaia è «consa- crato», la voce di Yahweh che parla anche a nome del consi- glio celeste, chiede: «Chi man- derò e chi andrà per noi?». Dio ha un piano, e sta cercando qualcuno che possa realizzarlo. Ora Isaia è pronto, e non esita: «Eccomi, manda me!». A differenza del profeta Geremia che, a causa della sua giovane età, cerca di esimersi dal com- pito che Dio vuole affidargli, Isaia invece risponde pronta- mente. Ora si sente equipag- giato per la missione. Isaia è un modello ideale per as- sumere la missione di profeta. È stato ammesso al Consiglio di- vino, ha ascoltato il canto divino della santità, ha ascoltato la voce stessa di Yahweh, ed è stato purificato dalle sue impu- rità. Ora può mettersi in marcia per testimoniare. Il caso di Isaia è un monito per coloro che sono definiti i profeti moderni, o che si assumono l’im- pegno missionario senza aver percorso il processo del vedere Dio, ascoltare la sua voce, es- sere totalmente purificati. Tutti costoro, compreso chi scrive, sarebbe meglio che avessero il coraggio di fermarsi e chiedersi se siano mai entrati in un tempio qualsiasi e abbiano mai sentito la voce e visto il mantello del Signore. Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT

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