Missioni Consolata - Luglio 2020
4 chiacchiere con... spagnola sui cittadini ungheresi viventi in Spagna e addirittura in America Latina, se avesse auto- rizzato l’incendio del ghetto di Budapest. È vero che trattavi ogni giorno con il governo unghe- rese e le autorità tedesche di occupazione, rilasciando salvacondotti che dicevano: «Parenti spagnoli hanno richiesto la sua presenza in Spagna; sino a che le comunicazioni non saranno ristabilite ed il viaggio possibile, Lei resterà sotto la protezione del governo spagnolo». Questi salvacondotti li rilasciavo utilizzando una legge voluta nel 1924 dal ministro spagnolo Mi- guel Primo de Rivera che rico- nosceva la cittadinanza spa- gnola a tutti gli ebrei di ascen- denza sefardita (ovvero di an- tica origine spagnola) scacciati alcuni secoli prima (31 marzo 1492) dalla regina Isabella la Cattolica dal suolo iberico. Lungo i secoli essi si erano di- spersi in tutta Europa. La legge Rivera in un certo qual modo fornì la base le- gale dell’intera operazione organizzata coraggiosa- mente da te, che permise di mettere in salvo più di cin- quemila ebrei ungheresi. Direi proprio di sì. Dopo l’entrata a Budapest dell’Armata Rossa sovietica, Gior- gio Perlasca viene fatto prigioniero, liberato dopo qualche giorno, e dopo un lungo e avventuroso viaggio per i Balcani e la Turchia rientra finalmente in Italia. Da eroe solitario diventa un «uomo qualunque»: conduce una vita normalissima e chiuso nella sua riservatezza non racconta a nessuno, nem- meno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e solida- rietà. Grazie però ad alcune donne ebree ungheresi, ragazzine all’epoca delle persecuzioni, che attraverso il giornale della comunità ebraica di Budapest ricercano notizie del diploma- tico spagnolo che durante la Seconda guerra mondiale le aveva salvate, la vicenda di Giorgio Perlasca viene alla luce. Le testimonianze dei sopravvissuti salvati sono numerose e ben documentate, la notizia diventa di dominio pubblico, arri- vano i giornali, le televisioni, si pubblicano libri su quella dram- matica vicenda. Lo stesso Perlasca - vincendo la sua naturale riservatezza - ac- cetta di recarsi nelle scuole per raccontare quel che aveva compiuto. Non certo per protagonismo, ma perché ritiene ne- cessario rivolgersi alle giovani generazioni affinché follie come quella del nazismo non abbiano mai più a ripetersi. Giorgio Perlasca muore il 15 agosto del 1992. È sepolto nel ci- mitero di Maserà, a pochi chilometri da Padova, sulla sua la- pide a fianco delle date di nascita e di morte, è incisa un’unica frase in ebraico: «Giusto tra le Nazioni». Don Mario Bandera 70 luglio 2020 MC Sopra : il libro di Enrico Deaglio de dicato a Giorgio Perlasca. Sotto: busto di Perlasca davanti all’Istituto di Cul tura italiana a Budapest. *
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