Missioni Consolata - Luglio 2020
Le nostre email: redazione@rivistamissioniconsolata.it / mcredazioneweb@gmail.com MC R 7 luglio 2020 MC SPECIALE COVID E MISSIONARI DATURAMISSION, TANZANIA 15/03/2020 Dicono che siamo circondati dal coronavi- rus: Congo, Ruanda, Kenya e Sudafrica. Ma qui niente, stando alle notizie ufficiali. Sar à vero? Speriamo di sì, però... Qui a Tura (quasi al centro del paese), e in tutta la zona, l a gente conosce il nome della malattia e basta. Un po’ poco non ti pare? Oggi dopo le messe ho mo- strato un video ricevuto due giorni fa, in swahili. Attenzione massima e silenzio di tomba. Manca l’informazione e penso anche la preparazione. Nono- stante tutto, ricordiamoci che il sole ogni mattina illumina la no- stra vita... 23/03/2020 Ho celebrato la messa all’aperto anche per non essere troppo stretti, come ca- pita nelle nostre chiese, in tempi di coronavirus che sta entrando anche qui in Tanza- nia. Ma eravamo proprio pochi, moltissimi infatti erano ancora alle prese con l’inondazione. Ho compiuto diverse missioni in paesi a rischio, e mia moglie sa bene che mai e poi mai vorrei che, se fossi rapito, qualcuno versasse dei soldi ai terroristi per me. Certo, al di là di quella che è la mia volontà, lo stato italiano potrebbe sempre decidere di comportarsi come vuole. Ma in tal caso sarebbe giusto che fosse criticato, perlomeno da chi prova orrore nei confronti degli attentati e dei conflitti armati. Come insegnano anche molti missionari, chi parte deve essere preparato sia psicologicamente sia professionalmente, poiché le buone intenzioni non bastano. Per questo è scandaloso l’invio di Silvia, arruolata su due piedi da una Onlus alla buona per an- dare a «portare il suo sorriso» in uno dei posti più pericolosi della terra. Del terzomondismo di facciata di molte Onlus e Ong ho già par- lato diffusamente nel mio libro «Ripartire da ieri, la nuova sfida del volontariato internazionale», pubblicato dalla Emi nel 2015, che alcuni di voi hanno letto. Qui mi limito a esporvi la mia delu- sione per il fatto che certe criti- che ho dovuto leggerle (per lo più espresse in forma sguaiata) sulla stampa di destra, dopo averle inutilmente cercate sulla nostra. Penso che, per essere credibili, bisogna avere il corag- gio di uscire dal «politicamente corretto», altrimenti si rischia di adagiarsi sul «coppibartalismo» per cui certe cose si criticano solo se sono attuate dalla parte avversa. Ma le armi ad Al Shabaab non sono meno mortifere di quelle vendute ai despoti di Egitto e Arabia Saudita. Chiedere chia- rezza sulle transazioni di arma- menti che vedono coinvolto il no- stro paese senza poi chiederne altrettanta su come e quanto sia stato pagato per la liberazione di Silvia, equivale a una forte per- dita di credibilità, offrendo per di più il destro a chi non aspetta al- tro per screditare le nostre idee e le nostre proposte. Scusate l’intrusione, ma siete fra i pochi che non mi fanno sen- tire un marziano su questa Terra. E poi, tante cose le ho imparate e continuo a impararle da voi. Per questo mi sento autorizzato a chiedere un po’ più di coraggio e coerenza. Un abbraccio! Alberto Zorloni 02/06/2020 Caro Alberto, condivido appieno la tua critica e il tuo disagio nei confronti dell’osceno mercato delle armi in cui anche il nostro paese è coin- volto su larga scala. Per quanto riguarda Silvia, ho gioito alla noti- zia della sua liberazione, dopo a- vere seguito da vicino tutta la vi- cenda fin dai primi momenti. L’ho seguita spinto da molti motivi: dalla compassione (nel senso originario) per il dramma di una ragazza mandata allo sba- raglio (bastava vedere le foto della casa in cui stava), dal fatto che ho «informatori» sul posto e una nostra missione, Adu, non molto distante da Chakama; dal fatto di avere vissuto in Kenya - certamente non il posto più peri- colodo della Terra - una ventina d’anni e di sentire quel paese co- me parte di me, dall’avere già a- vuto esperienza diretta di altre persone rapite da somali, come le due missionarie del Movimen- to contemplativo missionario di Cuneo nel novembre 2008 e li- berate nel febbraio 2009. Resto convinto che un rispetto- so silenzio e una maggiore di- screzione avrebbero giovato a tutti. Anche per avere il tempo di far emergere i fatti, senza co- struire castelli su informazioni non confermate (vedi le fantasti- che storie sui milioni pagati da questo o quello, con in ballo ar- mamenti, petrolio e grattacieli). Questo avrebbe evitato di spargere tanto odio e tante fal- sità, evitando di screditare il mondo del volontariato che in questi tempi di Covid-19 sta dan- do una splendida prova di sé in Italia e nel mondo. Quanto alla battaglia contro l’amoralità del mondo degli ar- mamenti, è una battaglia sacro- santa che si può fare senza usare le Silvie di turno, altrimenti si di- venta amorali come quel mondo che non accettiamo. Continua a pag. 81 © AfMC /Remo Villa
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