Missioni Consolata - Luglio 2020
Ancora una volta, c’è del vero ma non è questo il punto. In un mondo nel quale le persone vanno in vacanza sulle coste ita- liane ma anche a Zanzibar e in cui le aziende commerciano con altre regioni del proprio paese ma anche con il Vietnam, anche i professionisti del settore sociale possono lavorare nelle periferie abbandonate delle città italiane quanto nelle aree remote dei paesi a basso reddito. Un cooperante, in definitiva, è un professionista che decide di mettere le proprie competenze in un settore al servizio (stipen- MC R 67 luglio 2020 MC diato, certo) di un progetto di cooperazione in un paese che non è il suo, magari dopo aver lavorato nello stesso settore in patria e tornando a farlo alla fine del periodo passato all’estero. Oggi ci sono anche decine di master universitari che contribui- scono a formare figure profes- sionali con le competenze speci- fiche del cooperante, ma quello nella cooperazione era un lavoro anche prima dell’avvento di que- sti master e prima dell’introdu- zione stessa della parola «coo- perante». L’ambito sanitario ne è un esem- pio molto chiaro - sono decine, probabilmente centinaia, i me- dici attivi negli ospedali italiani che si sono impegnati e si impe- gnano tuttora in progetti di coo- perazione sul campo - ma non è il solo. Ingegneri, amministratori, interpreti, giornalisti, contabili sono solo alcuni dei profili pro- fessionali che non di rado pas- sano più volte nel corso della carriera da un impiego in un’a- zienda privata o nel settore pub- blico a un lavoro nella coopera- zione. Chiara Giovetti stessi. Può esserci del vero in questa lettura, ma non è la sola possibile: un periodo all’estero fa anche curriculum. Che intenda perseguire una carriera nella cooperazione o voglia far valere l’esperienza all’estero in altri am- biti lavorativi, chi include nel pro- prio profilo un’esperienza di vo- lontariato in Africa, Asia, America Latina, lo fa anche per dimo- strare che è in grado di usare una lingua straniera, che è in- cline a confrontarsi con culture e condizioni diverse da quelle di provenienza e, probabilmente, che è indipendente, capace di informarsi e organizzarsi. Questi sono requisiti che anche nel mercato del lavoro italiano pare comincino ad acquisire più inte- resse di un tempo @ . SI PUÒ FARE DEL BENE ANCHE NEL PROPRIO QUARTIERE Chi identifica la cooperazione con l’idea di fare del bene non perde occasione, ad ogni rapi- mento o incidente che coinvolge personale sul campo, per com- mentare che il bene si può fare anche in Italia. Da sinistra in basso, senso ora- rio: gruppo di volontari polacchi in Agentina. | Volontari del Pre mio del Volontariato 2014. | Rok sana, insegnate volontaria di ma tematica in Etiopia. | Liviana Valle, volontaria che ogni anno dedica tre mesi alla Familia ya Ufariji di Nairobi. * © Liviana Valle © mc Polonia
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