Missioni Consolata - Luglio 2020
bito di un progetto di coopera- zione insieme ai cooperanti. Un decreto interministeriale del 2015 fissa la retribuzione mensile per i cooperanti a 1.519,67 euro, e per i volontari in 849,40 euro @ . Per tutto questo personale, la si- curezza sul campo e gli obblighi assicurativi sono stabiliti chiara- mente per legge e per contratto. La parola «volontario» si usa co- munemente anche per definire tutti quelli che passano un pe- riodo sul campo - a volte a pro- prie spese, altre godendo di vitto, alloggio e un minimo di rim- borso - per svolgere delle attività che possono o no avere la forma di progetto o semplicemente per conoscere il paese ospitante. È il caso dei campi di lavoro offerti da congregazioni religiose o da associazioni di vario tipo e di- mensioni, che di solito preve- dono itinerari e attività chiara- mente definiti, condizioni di sicu- rezza adeguate e una copertura assicurativa @ . REGOLE CHIARE PER LA SICUREZZA Vi è, inoltre, un mondo di piccole associazioni che operano in modo meno rigoroso, come ha sottolineato su vita.it la deputata Lia Quartapelle, intervenendo nel dibattito sulla sicurezza di coope- ranti e volontari @ : «Purtroppo però nei Pvs operano non solo Ong con una professionalità con- solidata, ma anche tante associa- zioni, anche molto casalinghe, come sembra essere l’associa- zione Africa Milele con cui era partita Silvia, che stanno in piedi con la logica del volontarismo e della buona volontà». Quartapelle, poi, allarga il ragio- namento oltre il contesto delle Ong: «Giulio [Regeni] era legato a una università straniera; Greta [Ramelli] e Vanessa [Marzullo] sono partite con un biglietto low- cost e una borsa piena di medi- cine comprate con soldi raccolti attraverso una colletta. [Luca] Tacchetto era in vacanza, appog- giato alla famiglia della sua fidan- zata. Gabriele Del Grande era en- trato in Turchia per fare il giorna- lista con un visto turistico, in quella che è la dura gavetta dei freelance-attivisti». «I soggetti che inviano persone in contesti di rischio», dice la deputata, «de- vono essere legalmente respon- sabili per la loro sicurezza»: le Ong sono responsabili del perso- nale che inviano in quanto datori di lavoro, mentre le università, le associazioni e i giornali «non lo sono. Ma devono diventarlo». VANNO A CERCARE SE STESSI Non c’è, nel nostro paese, la cul- tura del gap year , dell’anno sab- batico, molto diffusa invece nel mondo anglosassone, per cui non solo è normale ma è anche visto generalmente di buon oc- chio che un ragazzo, appena fi- nito il college o l’università, si prenda un anno per viaggiare, provare diversi lavori, fare volon- tariato e, in definitiva, farsi un’i- dea più concreta e realistica di quello che vuole sia il passo suc- cessivo nella sua vita. Forse è anche per la mancanza di questa consuetudine che in Italia sono in molti a liquidare le partenze dei giovani verso paesi del sud del mondo come un non meglio definito, astratto e ideali- stico viaggio alla ricerca di se cooperando 66 luglio 2020 MC © Focsiv © mc Polonia / Juan Araya
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