Missioni Consolata - Luglio 2020

secondo un tariffario stabilito dalla piattaforma. Questo signi- fica: niente ferie, niente inden- nità di malattia, niente assicura- zione contro gli infortuni, niente versamenti pensionistici. Per mettere fine a questa totale mancanza di tutele, nel 2017 al- cuni fattorini al servizio di Foo- dora, si appellarono al Tribunale di Torino per essere riconosciuti lavoratori dipendenti. Il tribunale rigettò la richiesta, facendo pro- pria la tesi di Foodora che vo- leva i rider lavoratori autonomi in quanto proprietari dei mezzi di produzione: bicicletta e smartphone non sono dell’a- zienda, ma dei fattorini stessi. I lavoratori ricorsero in appello e ottennero una vittoria parziale: i giudici non li riconobbero lavo- ratori subordinati ma neppure lavoratori totalmente autonomi, bensì una via di mezzo, lavora- tori «etero-organizzati», ossia or- ganizzati da altri e in quanto tali aventi diritto ad alcune garanzie tipiche dei lavoratori dipendenti: «sicurezza e igiene, retribuzione diretta e differita, limiti di orario, ferie e previdenza». Sentenza confermata in Cassazione e quindi pienamente esecutiva. Un buon passo avanti per la di- gnità del lavoro, anche se la po- litica deve fare la sua parte per colmare le lacune legislative che permettono ai profittatori del terzo millennio di spadro- neggiare. Francesco Gesualdi stima della Fondazione De Be- nedetti del 2018, tutte assieme ingaggiano 10mila fattorini. Mi- lena Gabbanelli - Corriere della Sera, 18 giugno 2018 - descrive così la loro condizione: «Il lavoro è organizzato da un algoritmo, e punta su un continuo turn over. Le condizioni e i compensi cam- biano continuamente e variano anche da città a città. Non sono previste maggiorazioni per la- voro festivo, notturno, pioggia o neve. Mediamente le piat- taforme “ingaggiano” il 20% di lavoratori più del necessario per tutelarsi rispetto alle defezioni dell’ultimo minuto. Foodora (non più presente, ndr ) assume Co .co.co ., li paga 4 euro lordi a consegna che vuol dire 3,60 netti. Deliveroo ingaggia colla- boratori occasionali, li paga 4 euro netti a consegna. Glovo ha collaboratori occasionali pagati 2,00 euro netti a consegna più 60 centesimi per chilometro percorso più 5 centesimi per ogni minuto di attesa al risto- rante o in negozio oltre i primi cinque minuti». I NUOVI LAVORATORI I riders sono solo la punta dell’i- ceberg dei cosiddetti gig workers . Oltre a chi pedala in bi- cicletta, c’è chi fa babysitterag- gio, chi effettua pulizie per ca- mere in affitto, chi svolge lavoro informatico occasionale. Com- plessivamente si stima che in Italia il pianeta gig economy oc- cupi fra 700mila e un milione di persone, prevalentemente gio- vani. Eppure di loro non c’è quasi traccia nell’ anagrafe del- l’Inps , segno che non godono né di versamenti pensionistici, né di copertura assicurativa. Da un’indagine condotta dall’Inps nel 2018 su 50 imprese di ser- vizi on line, si apprende che 22 di esse non hanno posizione contributiva, 17 risultano avere solo lavoratori dipendenti, 11 sia lavoratori dipendenti che colla- boratori iscritti alla gestione se- parata. In conclusione, poco più di 2.700 lavoratori. Tutti gli altri sono considerati lavoratori au- tonomi , a cui non è pagato nient’altro che il servizio reso zione di una percentuale a titolo di commissione d’ingaggio. A San Francisco l’esperimento funzionò e oggi Uber è pre- sente in 700 città sparse in 80 diverse nazioni, con una dispo- nibilità complessiva di tre milioni di conducenti. Per un certo pe- riodo è stato presente anche in alcune città italiane, ma nel maggio 2015 il tribunale di Mi- lano dichiarò l’attività illegale perché in contrasto con le leggi nazionali che regolano il servi- zio taxi. Sul piano finanziario, nel 2018 Uber ha incassato 50 miliardi di dollari, ma i conducenti lamen- tano coralmente compensi ri- dotti all’osso a fronte di alti costi a loro carico. I FATTORINI DEL CIBO Il modello ha fatto scuola e qual- cuno l’ha applicato alla conse- gna di cibo a domicilio (anche Uber stessa con Uber Eats ). Il primo a pensarci fu Will Shu, un analista bancario che, nel 2013, fondò Deliveroo , un’applica- zione che permette di ordinare cibo a una serie di ristoranti in- seriti nella sua lista. Il cliente or- dina, Deliveroo incassa tramite carta di credito e paga il corri- spettivo al ristorante decurtato di una commissione. Il prezzo complessivo richiesto al cliente comprende anche una quota per pagare il fattorino che ese- gue la consegna. Fattorino at- tinto da una lista interna formata da persone che si sono dichia- rate disponibili a effettuare le consegne con mezzo proprio, solitamente la bici o la moto, per questo detti riders . Per cui, quando il cliente chiama, scat- tano due richieste contempora- neamente: una al ristorante af- finché prepari il piatto, l’altra a un fattorino affinché effettui la consegna. Oggi in tutto il mondo si con- tano decine di società che fanno consegna di cibo a domi- cilio tramite ordinazioni online (in aumento anche a causa della pandemia). In Italia, le principali sono le britanniche Deliveroo e Just Eat , la spagnola Glovo , l’i- taliana Foodys . Secondo una Gig economy | Piattaforme online | Fattorini . MC R © Yuya Tamai

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=