Missioni Consolata - Luglio 2020
la situazione non era facile: dal momento che molti svolgevano lavori precari, alcuni sono stati licenziati, ad altri non hanno rin- novato i contratti e anche chi era stato messo in cassa inte- grazione non aveva la sicurezza di poter tornare a lavorare a emergenza finita. Chi era tito- lare di permesso di soggiorno per motivi umanitari e voleva convertirlo in permesso per mo- tivi di lavoro si trovava in diffi- coltà: per farlo bisogna presen- tare la documentazione legata all’attività lavorativa e, se avevi perso o, a causa del virus, non potevi trovare un lavoro, veniva meno la possibilità di chiedere la conversione». I VANTAGGI DEL LOCKDOWN «Per lo meno, le norme intro- dotte per affrontare l’emer- genza hanno disposto l’esten- sione della validità dei permessi di soggiorno fino al 31 agosto, e questo ha consentito alle per- sone che avevano il permesso in scadenza durante questi mesi, di continuare a lavorare e di avere accesso ai servizi. An- che la proroga della carta di identità e della tessera sanitaria devono valutarsi in questo senso con favore. È fondamen- tale però che i migranti siano informati di questa estensione, per poter far valere i propri di- ritti». M. è marocchino. Durante il con- finamento, assieme agli altri ha creato una palestra sul terrazzo. «Su 70 persone, solo sette lavo- ravano durante l’emergenza. È stato difficile. Io lavoro in nero, mi chiamano per fare dei lavo- retti in casa. Ma, per me, i veri problemi sono cominciati nel 2002. Quell’anno avevo fatto una manifestazione per il partito comunista davanti all’amba- sciata marocchina a Parigi in di- fesa del popolo sarahawi. Per punirmi mi hanno tolto il passa- porto. Da lì non ho più potuto rinnovare i documenti». M. è ar- rivato alle Salette dal Moi. «Vo- levamo creare una realtà auto- gestita dai migranti, era il mio sogno. Ma non ci siamo ancora riusciti. Quest’occupazione ci ha dato lavoro, dignità, tranquillità, un curriculum, una chiave, ma non siamo autonomi. Siamo quattro responsabili di piano, ma partecipiamo solo in due. Essere responsabili non vuol dire essere un libico (come un carabiniere che controlla le re- gole, ndr ) o un ruffiano (che fa quello che vuole la cooperativa pur di mantenere un potere, ndr ), solo voler mettere le cose a posto». Con la sanatoria Cura Italia Bis per regolarizzare i braccianti in agricoltura e in altri settori chiave, la sua clandesti- nità è terminata. «Ci regolariz- zano solo per sfruttare il nostro lavoro. Noi immigrati siamo es- senziali e questo è riconosciuto solo in un momento di crisi come questo». Amarilli Varesio * ITALIA 56 luglio 2020 MC Qui: lavori di ristrutturazione dell’ex pensionato. *
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