Missioni Consolata - Luglio 2020

5 luglio 2020 MC A cura del Direttore MC R Noi e voi LETTORI E MISSIONARI IN DIALOGO nazioni confinanti o adiacenti la Cina) sono brutali dittature che imprigionano chi dissente, spo- stano forzatamente intere popo- lazioni, controllano la vita di ogni singolo cittadino e non hanno al- cuna trasparenza nelle loro co- municazioni. Siamo così sicuri che siano modelli da prendere ad esempio? Nello stesso nu- mero della vostra rivista, avete fatto un servizio sulla persecu- zione terribile che il governo ci- nese attua nei confronti dei se- guaci della Chiesa di Dio Onni- potente. Sottolineo che, nella nostra de- mocrazia, imperfetta e sicura- mente da rivedere, abbiamo gli strumenti del decreto legge, legi- slativo e della presidenza del consiglio dei ministri, che per- mette di gestire le emergenze. Concludo chiedendomi, e chie- dendovi, se non sia il caso di pensare a un modello cristiano di politica. Cristiano non in senso assolutistico, ma cristiano nel cuore della questione, ovvero agire per il bene di tutti, conser- vando la libertà di avere la pro- pria opinione, nel rispetto degli altri. Possibile che un concetto così semplice sia solo utopia? Perdonatemi la prolissità! Cordiali saluti, Lorenzo Bragagnolo 22/05/2020 Non è ovviamente mia compe- tenza specifica entrare nell’argo- mento del «modello cristiano di politica». Mi permetto qui di ri- cordare solo che uno dei capisal- di della concezione cristiana del- la politica si trova espresso nel Concilio Vaticano II, al numero 74 della Costituzione pastorale Gaudium et Spes . Secondo il Concilio, in vista del bene comune, «gli uomini, le fa- miglie e i diversi gruppi che for- mano la comunità civile […] av- vertono la necessità di una co- munità più ampia, nella quale tutti rechino quotidianamente il COLLETTIVISMO vs INDIVIDUALISMO Spettabile Missioni Consolata, ho letto con molto interesse l’articolo a firma di Piergiorgio Pescali sul contenimento del Co- vid-19 in Corea del Nord (MC 5/2020). Lo stesso giornalista firma un riquadro (pag. 54) dove mette a confronto i sistemi di contenimento in Occidente e quelli in Oriente, evidenziando la tesi secondo la quale i processi democratici vigenti in Occidente rallentano la presa di decisione in situazioni di emergenza. Que- sto aspetto, unito all’individuali- smo tipico della cultura occiden- tale, non giova al contenimento del virus. Viceversa, citando te- stualmente Pescali, «il sistema comunitario orientale [...] detta le regole dall’alto secondo un si- stema antico e collaudato. E in Asia, nata e costruita su fonda- menta culturali assai diverse da quelle occidentali, spesso fun- ziona». Questo, unito alla cultura orientale più orientata al benes- sere collettivo che all’individuo, gioverebbe nel contenimento del virus. La posizione di Pescali non mi sorprende: è in corso un dibattito politico e filosofico sulla effettiva efficacia delle democrazie e illu- stri politologi indicano come mo- delli di stato efficiente paesi come Singapore (come sostiene ad esempio, il noto politologo Parag Khanna ne «Il secolo asia- tico»). Trovo però molte crepe in que- sto ragionamento: se è vero che un potere centralizzato decide prima, questo non significa che il potere assoluto od oligarchico sia il migliore sistema per gui- dare una nazione. Cina, Corea del Nord, Vietnam, Thailandia, Myanmar (per citare solo alcune contributo delle proprie capa- cità» (n. 74). «La comunità politi- ca esiste dunque in funzione di quel bene comune, nel quale es- sa trova significato e piena giu- stificazione e che costituisce la base originaria del suo diritto all’esistenza» (ivi). Perché questa comunità politi- ca non si disgreghi nello scontro di opinioni diverse, «è necessaria un’autorità [pubblica] capace di dirigere le energie di tutti i citta- dini verso il bene comune, non in forma meccanica o dispotica, ma prima di tutto come forza morale che si appoggia sulla libertà e sul senso di responsabilità» (ivi). È un testo che merita di essere letto e riletto, anche perché «la politica» oggi è contagiata da molti virus e stanno crescendo sia la disaffezione per essa che l’idea di soluzioni messianiche e autoritario populiste. IL CAPESTRO DEL DEBITO Gentilissima redazione, sono un fedele lettore da molto tempo e mi soffermo spesso sulle rubriche di Francesco Ge- sualdi riguardanti l’economia. Mi piacerebbe molto avere una sintesi, magari sotto forma di ta- bella, del debito di tutte le na- zioni sotto forma di dare/avere per capire con uno sguardo chi tiene i «cordoni della borsa» dell’economia mondiale e quindi fare pressioni su di loro per azze- rare il debito e liberare per sem- pre il mondo da questa schiavitù che affossa sempre più alcuni, ed arricchisce sempre più altri. Alla faccia di tutte le dichiara- zioni di buona volontà che circo- lano specialmente in questo pe- riodo di virus, che, sotto sotto, ci ha fatto riflettere e ha messo in discussione tutti i modelli econo- mici e dato spazio alla rivincita della natura sui disastri che gior- nalmente perpetriamo nei suoi confronti.

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