Missioni Consolata - Luglio 2020

Dopo 27 anni svolgiamo praticamente le stesse attività pastorali e sociali. Per realizzale oggi però abbiamo altri mezzi e strumenti che arricchi- scono la nostra metodologia, e una maggiore consapevolezza riguardo la missione. Come pensavano i primi missionari, oggi tanti nella Chiesa della Guinea-Bissau pensano che per essere cristiani si debba lasciare completa- mente la propria tradizione, e questo è inaccet- tabile per i seguaci della tradizione, soprattutto per gli anziani. Noi crediamo che la via di uscita per tale problematica sia l’inculturazione. Per questo motivo durante l’assemblea del 2012 della nostra delegazione, abbiamo preso in con- siderazione, in modo particolare, questo aspetto. Consapevoli che attraverso l’inculturazione la Chiesa avrà cristiani con solida identità e prepa- rati per portare avanti la missione evangelizza- trice. Nelle tre zone di missione in cui lavoriamo, ogni anno vengono amministrati circa 180 batte- simi di giovani e adulti. Ma qual è la qualità di questi battesimi, se i candidati hanno ricevuto una formazione catechistica che non ha tenuto conto la loro identità culturale? Salute e promozione della donna Nel campo della salute è da rilevare che l’accom- pagnamento quotidiano dei bambini denutriti e delle mamme, aiuta a salvare tante vite. Attual- mente nei due centri di nutrizione che abbiamo, ci prendiamo cura di circa 30-40 bambini al giorno. L’assistenza sanitaria è data a tutti, senza alcuna distinzione religiosa. I nostri centri fanno anche un lavoro significativo di accompagna- mento alle mamme e bambini con il virus Hiv. Anche in questo campo la testimonianza e la ca- rità cristiana fanno parte dell’annuncio, o meglio, sono annuncio. La comune metodologia è uscire per incontrare le famiglie (visitare i bambini, conoscere la loro realtà), dialogare con i genitori, provvedere al- l’accompagnamento dei bambini e delle mamme. missionarie della Consolata in Guinea-Bissau, fra i diversi popoli. Anche se non sempre siamo così attente. Per esempio, a volte abbiamo troppa fretta di otte- nere dei risultati. Vogliamo avere tutto nelle no- stre mani, come se la missione fosse opera nostra. Dimentichiamo invece che è opera di Dio, e noi siamo soltanto al suo servizio. È Lui che tocca i cuori al momento giusto. Questo costitui- sce un paradigma significativo: da una missione basata sul protagonismo personale ad una mis- sione vissuta come opera di Dio. Semplicità e rispetto Il nostro stile di missione è sempre stato caratte- rizzato da molta semplicità. Abbiamo cercato di adattarci alla gente: sederci su una pietra con loro per bere la loro bevanda e mangiare il loro stesso cibo. Uno stile basato sul rispetto della tradizione del popolo, partecipando anche ad al- cune dello loro principali cerimonie e privile- giando la cura delle relazioni: vicinanza, amicizia, dialogo, collaborazione. Questi gesti, oltre ad aiutare noi a conoscere la tradizione culturale delle persone, hanno creato amicizia e apertura da parte loro. Partecipare alla loro vita ci ha por- tato ad essere «accolte come parte di loro». ssier 40 luglio 2020 Il primo compito di una missionaria è riconoscere il cammino che Dio ha fatto con il suo popolo. “ Qui: una delle scuole pubbliche seguite dalle missionarie della Consolata in Guinea Bissau.

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