Missioni Consolata - Luglio 2020
Il secondo dato identificante è la risurrezione . Il che, a pen- sarci, è davvero coerente, per- ché se questa vita è il meglio che Dio possa pensare per l’uomo, non può darcela solo per pochi anni. Ma ciò andava contro i pregiudizi filosofici per cui nell’essere umano a contare è lo spirito, la mente, mentre il corpo è, nel migliore dei casi, insignificante e, nei peggiori, un ostacolo. E quegli ascoltatori che ave- vano colto il messaggio di Paolo come un semplice passa- tempo, non sono disposti a la- sciarsi mettere in discussione. Il discorso va contro i loro pregiu- dizi, per questo lo scherniscono e aggiornano la seduta a data da destinare. Un ascolto super- ficiale, disinteressato, per am- mazzare il tempo, non cambierà mai la vita, e non farà mai an- dare in profondità. Non aiuterà certo a rendersi conto di aver perso un’occasione unica. ESITI E BILANCIO AT 17,33 34 Onestamente, non si può dire che sia andata bene. Ce lo fa capire Luca, che fa ripartire Paolo immediatamente da Atene, e stavolta senza che sia stato neppure perseguitato. Non ce n’è bisogno. Pare che questa superba sghignazzata degli ateniesi sia persino peg- gio dell’opposizione violenta che Paolo aveva già riscontrato tante volte. Paolo ha dato sfoggio di un di- scorso sicuramente ben prepa- rato e sapiente. Ma ha ottenuto solo una presa in giro. Da Atene se ne va a Corinto, ai cui abi- una chiesa in uscita tanti, qualche anno dopo, scri- verà che i greci cercano dei bei discorsi intelligenti, ma Gesù non si piega neppure a questi. Ecco perché nella comunità dei cristiani non ci sono tanti dotti o umanamente sapienti (1 Cor 1,20-31). «Io ritenni di non sa- pere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1 Cor 2,2), stupido per coloro che cercano una divinità alla moda e fragile per chi cerca un Dio potente (1 Cor 1,22-23). Ver- rebbe da dire che Paolo ha im- parato la lezione, e non ripeterà più un discorso come quello dell’Areopago. Se vogliamo, anche questo è un frutto positivo : l’evangelizza- tore ha imparato che conviene andare al cuore delle cose. Inol- tre, nonostante il discutibile ap- proccio di Paolo, le sue parole hanno fatto breccia in alcuni ascoltatori che hanno accolto il Vangelo: tra di essi una persona influente nell’Areopago, Dionigi, e una donna, Damaris (At 17,34). D’altronde, se Luca avesse pen- sato che questo discorso fosse stato completamente fuori luogo, non lo avrebbe riportato. Sembra invece che l’autore de- gli Atti voglia suggerirci che è giusto e buono provare a sinto- nizzarsi con lo stile e i temi cari all’uditorio, ma senza aspettarsi troppo, cercando di non allonta- narsi mai da quello che è co- munque il cuore del Vangelo. E sapendo che, comunque, anche nei contesti meno adeguati ad accoglierlo, il Vangelo continua a parlare al cuore delle persone, e che alcune risponderanno. Angelo Fracchia (16-continua) Dio è spirituale. Verità su cui molti di coloro che sono di fronte a lui probabilmente erano già d’accordo. LO SNODO DECISIVO AT 17,30 32 Non è un caso che non siamo ancora arrivati a sentire nulla di autenticamente cristiano. Paolo vuole arrivare lì. Forse però, sta- volta ci arriva un po’ di corsa. Fa notare che Dio ha deciso che non si cerchi più di incontrarlo come cercandolo al buio in una casa sconosciuta, ma si è sve- lato. Ha stabilito anzi un criterio tramite il quale «giudicare» il mondo. È probabile che gli ascoltatori pensino non tanto a un giudizio quanto a un vaglio (un setaccio, uno screening di- remmo oggi), fatto da qualcuno che faccia comprendere che cosa nell’umanità è valido e che cosa no. In ogni caso, Paolo deve arri- vare a Gesù , peraltro non citan- dolo per nome. Di Gesù identi- fica soprattutto due cose. Quel «vaglio», quel setaccio che fa emergere quello che nella vita umana è degno di attenzione e rispetto e quello che non lo è, è un uomo . Non è per niente scontato. Si poteva pensare a una visione divina, al dono di un mistero svelato per scritto, a qualche miracolo. Invece no, è una vita umana, sicuramente particolare e straordinaria, ma pur sempre umana, soggetta a tutti i condizionamenti umani, dal nascere da una donna (Gal 4,4), al dover imparare a vivere, al sottostare a norme e conven- zioni. È la sorpresa dell’incarna- zione, dello scoprire che per Dio l’uomo è tanto importante che l’unico «metro» adeguato per dire quale possa essere una vita umana dignitosa è esattamente mostrarla in un uomo. Perché solo un Dio che non si vergogna dell’umanità può spiegare al- l’uomo come vivere bene. 34 luglio 2020 MC © AfMC / Giuseppe Ettorri
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