Missioni Consolata - Luglio 2020
ricerca fatta a tentoni, come se ci aggirassimo al buio in una casa che non è nostra. Non im- possibile, ma certo abbastanza faticoso e incerto. In questa fase Paolo riprende in realtà la polemica ebraica contro gli idoli e allude a tanti brani dell’Antico Testamento, in un modo però da non renderli rico- noscibili a chi non li conosca già, ma senza renderne necessaria la conoscenza per capire il mes- saggio. Il discorso scorre, ha una sua logica e, alla fine, risulterà particolarmente affascinante so- prattutto per chi ammette che ciò che vediamo non è l’unica realtà autentica. Molti tra gli ascoltatori platonici o stoici pro- babilmente si sono trovati, per così dire, «a casa propria». Se poi qualcuno degli ascoltatori avesse conosciuto un po’ di An- tico Testamento, avrebbe sorriso tra sé e sé riconoscendo le cita- zioni e potendo confermare che funzionavano bene. Ciliegina sulla torta , Paolo rie- sce a concludere questa tappa del suo ragionamento («Non siamo noi a dare qualcosa a Dio, ma lui a farci vivere») ci- tando un poeta greco. Questa volta può permettersi di richia- mare l’attenzione sulla citazione (che in realtà è abbastanza breve e forse non così significa- tiva) proprio per ribadire che in fondo non stava annunciando nulla di inaudito o inverosimile. Una lisciatina di pelo agli ascol- tatori, con la quale Paolo dimo- stra di conoscere e apprezzare la letteratura che si insegnava nelle scuole di retorica. Ciò che ha fatto Paolo fino a questo punto è stato di con- durre gli ascoltatori ad ammet- tere che la realtà autentica di MC R quella retorica che ad Atene si insegnava. E inizia proprio dimostrando di apprezzare le persone che ha davanti: le definisce religio- sissime, in quanto ha trovato, lungo la strada che porta all’A- cropoli, anche un altare dedi- cato «al dio ignoto». Proprio il dio che egli intende svelare agli ateniesi. Paolo dimostra in- somma di essersi guardato in- torno con attenzione, di aver dominato la sua irritazione e di non voler iniziare mortificando gli ascoltatori, che anzi loda. Se volessimo estrapolare dal di- scorso di Paolo delle indicazioni per il nostro annuncio di oggi, potremmo dire che occorre par- tire dall’analisi della realtà, valo- rizzandone i punti buoni. L’apostolo passa poi a spie- gare che non possiamo pen- sare a un dio che abbia bisogno dell’uomo per le proprie neces- sità. Dio ha fatto il mondo e non si aspetta certo che siamo noi a fargli una casa in cui stare. Piut- tosto, il Dio che ha dato a tutti la vita, ha concesso a tutti i popoli uno spazio e un luogo affinché possano, in effetti, rintracciarlo guardando come è strutturato il mondo, anche se si tratta di una SINTONIZZARSI CON L’ASCOLTATORE AT 17,22 28 Che cosa intenderà trasmetterci Luca nello scrivere il discorso di Paolo? Finora i discorsi di evan- gelizzazione che ci ha restituito negli Atti degli Apostoli parti- vano dai profeti, per mostrare la coerenza dell’azione di Dio fino a Gesù, definitiva offerta di co- munione tra il divino e l’umano. Ma come avrebbe potuto partire dai profeti con persone che evi- dentemente non potevano co- noscerli? Chissà, forse questo discorso di Paolo potrebbe co- stituire un modello di annuncio in contesti religiosi che non hanno nulla a che fare con la tra- dizione biblica. Ossia, in contesti che assomigliano di più a quello in cui viviamo spesso anche noi. La prima cosa che si può notare è che Paolo segue le conven- zioni retoriche del suo tempo. Queste prevedevano di iniziare rivolgendosi in modo piacevole e convincente all’uditorio, per guadagnarsene l’approvazione, così da giungere poi al tema centrale a piccoli passi, se- guendo percorsi familiari per chi ascoltava. E Paolo si adatta a chi ha davanti: se non può partire dai profeti, prende l’avvio da 33 luglio 2020 MC Qui e pagina seguente: Atene, resti di templi sull’Acropoli della città e un bassorilievo che ornava le pareti di un tempio. * © AfMC / Giuseppe Ettorri
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