Missioni Consolata - Luglio 2020
inestimabili. All’epoca Jona Mae Flores, del villaggio di Takop, aveva appena 13 anni. Fu troppo per lei. Oggi non appena scendono due gocce di pioggia inizia a dare in escandescenze, a urlare a squarciagola. «Parla a malapena - dice sua madre Thelma - e ha sempre lo sguardo perso nel vuoto. Ab- biamo dovuto legarla con una catena alla vita perché la notte scappava sempre. Le abbiamo costruito questa piccola ca- panna, almeno non sta all’aria aperta». Jessie Bryan ha poco più di vent’anni ed è rinchiuso in una gabbia dal 2015. Il pavimento è una grata. Da lì passano gli escrementi che si depositano sul terreno. Non ha neanche una tavola su cui stendersi per dormire. Lavorava come ap- prendista elettricista e le cose non gli andavano male. Ancora oggi Victoria Ancao, sua zia ma- terna, non si capacita di come il nipote abbia perso il senno. Arthuro Garcia, quarant’anni, vi- veva e lavorava come operaio nella capitale Manila. Faceva un uso pesante di metanfetamine per sostenere i prolungati turni in fabbrica. Tornò al suo villag- gio natale per trascorrere qual- che giorno di ferie con la fami- glia. Ma non era più lo stesso, era aggressivo e spariva per tutta la notte. Fino a quando diede di matto picchiando un parente. Da dieci anni è rin- chiuso in una cella semibuia. In- fila la mano tra le sbarre solo quando qualcuno gli offre una sigaretta. Maribel Antig ha trent’anni e vive da poco più di un anno in una capanna di legno con porte e finestre inchiodate. Non ha nulla da fare se non andare avanti e indietro da un capo al- l’altro della sua prigione di due metri quadrati. Una volta al mese una volontaria dell’asso- ciazione di Rey va a visitarla e le somministra un farmaco antipsi- cotico. Troppo poco per miglio- rare il suo quadro clinico. La cella di Efren Parpado, di ce- mento e sbarre di ferro, è an- cora più piccola. Ma almeno Efren può ascoltare musica da una vecchia radio e riposare su un’amaca di tela. Quando il sole batte forte, sua madre Avelina posa contro le grate dei pannelli di cartone che gli fanno ombra. Pedro Burlaos, prossimo ai cin- quanta, ha le unghie delle mani incredibilmente lunghe. Tanto lunghe che si sono arrotolate su se stesse. Non si allontana dalla sua cella perché ha paura, è ter- rorizzato. Potrebbe farlo dal mo- mento che la porta è sempre aperta. «Non è mai stato vio- lento, teme tutto ciò che c’è al di fuori del contesto domestico. Vive così da più di dieci anni. È un bravo ragazzo il mio Pedro», spiega suo padre Tripon. TUTTO ACCADDE ALL’IMPROVVISO Neil Taatiza ha trent’anni ed è completamente nudo. Contem- pla degli scarabocchi e dei nu- meri che ha scritto su dei fogli di carta. Da un giorno all’altro di- venne violento e i genitori, con la complicità di alcuni vicini, lo rinchiusero in una cella costruita mentre il ragazzo si era assen- tato per giorni nella foresta. Ac- cadde dieci anni fa. Altrettanti anni li ha passati con la caviglia incatenata al palo di una capanna Mario Sinangote, vicino ai sessanta. Ebbe un esaurimento nervoso quando la moglie lo lasciò per un altro uomo portandosi con sé i tre amatissimi figli. Gli anziani geni- tori sono disperati perché non sanno che ne sarà di lui quando un giorno non ci saranno più. L’OSPEDALE VICENTE SOTTO Tutti i soggetti individuati da Rey Mangayo sono stati ricove- rati almeno una volta presso il reparto di psichiatria dell’Ospe- dale Vicente Sotto di Cebu City, il capoluogo di Cebu. Da San Remigio dista circa tre ore di bus, il cui biglietto incide non poco sul reddito dei parenti dei malati. Inoltre, la spesa media annuale per i farmaci prescritti dai medici è di 1.500 dollari, una cifra neanche lontanamente ab- bordabile per una buona fetta della popolazione filippina. * FILIPPINE 30 luglio 2020 MC
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