Missioni Consolata - Luglio 2020
vent’anni di attività, in gran parte prestata a titolo volonta- rio, Bianca e Paul sospendono le lezioni per una scelta politica dell’amministrazione di Novo Airão, il municipio di apparte- nenza. E questo, malgrado il ri- conoscimento di tante madri, padri e dei loro figli, oltre che di personalità della cultura e dello spettacolo, tra cui il musicista e attivista per i diritti indigeni Mil- ton Nascimento che aveva re- centemente fatto visita alla scuola Vivamazzonia. CABOCLOS DI IERI E DI OGGI Pescatori, piccoli agricoltori, arti- giani, raccoglitori dei prodotti della foresta ( extrativistas ), leva- trici tradizionali ( parteiras ) e guaritori: questi erano i cabo- clos quando li ho conosciuti al principio degli anni ’90. Oggi alcuni partecipano a pro- getti di ecoturismo come guar- die ecologiche e, di quella prima generazione di bambini alfabetizzati, alcuni sono diven- tati professori. Oggi hanno una legge che - teoricamente - tu- tela la lora terra e, con essa, la loro cultura. Politiche contrarie alla prote- zione ambientale e ai popoli in- digeni e tradizionali come quella dell’attuale governo brasiliano - che trova seguaci persino negli angoli più sperduti del paese tra coloro che si accaparrano voti approfittando dell’abitudine ata- vica dei più deboli di rinunciare ai propri diritti in cambio di qual- che sacco di riso e pacco di zucchero - ostacolano la matu- razione di una vera consapevo- lezza ecologica e di una co- scienza politica anche alle latitu- dini amazzoniche. Neanche il duro lavoro di per- sone come Paul e Bianca può determinare, da solo, quel cam- biamento culturale dal basso necessario a contrastare la di- struzione e l’abbandono della foresta e la perdurante situa- zione di esclusione socio-eco- nomica dei suoi abitanti. Tra i caboclos , i rezadores e i pajé (sciamani), capaci di gua- rire e riparare i mali, sono prati- camente scomparsi; il boto cor de rosa (un delfino di fiume, rite- nuto in grado di trasformarsi in essere umano) è quasi estinto, mentre il mapinguari , il curupira e altri esseri fantastici non po- polano più la foresta, né l’imma- ginario di piccoli e grandi. Quando le risorse naturali sa- ranno consumate definitiva- mente in nome dello «sviluppo», i caboclos di oggi si ritrove- ranno, come la generazione precedente, a vagare nelle me- tropoli amazzoniche, dimentichi della propria cultura e delle pro- prie radici, ma questa volta non sarà più possibile tornare indie- tro. Silvia Zaccaria * 16 luglio 2020 MC Qui sopra: Bianca e Paul, anima del progetto pedagogico Vivamaz zonia, con materiale didattico di propria produzione. * Meriti Lo scorso febbraio la presi- denza della Repubblica ita- liana ha conferito un’onori- ficenza a una nostra conna- zionale operante in Amazzo- nia a cui è stato attribuito il merito per «la prima genera- zione di bambini non analfa- beti, il contrasto all’esodo urbano e alla povertà» sul fiume Jauaperi. Un obiettivo che Paul e Bianca hanno perseguito proprio in quello stesso an- golo di mondo, per oltre venticinque anni con un la- voro instancabile, portato avanti in solitudine e lon- tano dai riflettori. Un impe- gno che, purtroppo, non ha ottenuto il riconoscimento che meritava. Si.Za. ( * ) Ha dedicato ai caboclos amazzo- nici la propria tesi di laurea in an- tropologia. Grazie ad una borsa di studio prima e poi alla partecipa- zione alla missione Etno-archeolo- gica italiana nell’Amazzonia brasi- liana, tra il 1996 e il 2000 ha potuto condurre una ricerca sul campo tra i caboclos del rio Jauaperi. Durante la sua ricerca ha conosciuto Bianca e Paul e il loro progetto pedagogico che ha alfabetizzato tre generazioni di caboclos. Fa parte dell’associa- zione «Vivamazzonia Italia» fin dalla sua costituzione, nel 1998. © Sitah *
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=