Missioni Consolata - Luglio 2020

MC A luglio 2020 13 MC strumentale per legare (come peraltro suggerisce l’etimologia del termine: «religare», legare, ap- punto) a sé una parte della popolazione brasiliana, in particolare quella che segue le cosiddette Chiese neo-evangeliche, avamposto ideologico dell’indi- vidualismo e del capitalismo neoliberista. In quest’ottica, una delle decisioni più spudorate riguarda la nomina di Ricardo Lopes Dias, già mis- sionario nella regione Vale do Javari per conto della organizzazione evangelica Missão Novas Tri- bos do Brasil (Mntb, all’estero ribattezzata Ethnos 360), a coordinatore per i popoli isolati della Funai, l’organo federale deputato alla difesa dei diritti dei popoli indigeni. Mntb è conosciuta per il suo fon- damentalismo e la mancanza di rispetto per le cul- ture indigene. Per fortuna, al momento, la nomina di Dias è stata bloccata da un Tribunale federale perché metterebbe a rischio la politica di non con- tatto con i popoli in isolamento. Un piccolo contrattempo in un processo di subordi- nazione in fase molto avanzata. La Funai, infatti, è già nelle mani di evangelici e latifondisti. Il mini- stro della giustizia da cui essa dipende è un pastore evangelico (André Mendonça, che dunque porta a due i pastori nel governo Bolsonaro), mentre il suo presidente è un membro della polizia contiguo ai latifondisti e in passato accusatore della stessa Fu- nai (Marcelo Augusto Xavier da Silva). Il coraggio del Cimi In tutto questo, va dato merito a quasi tutta la Chiesa cattolica di aver seguito una linea opposta, contrastando in maniera chiara e coraggiosa tutte le politiche anti-indigene e anti-ambientaliste del presidente. In particolare, attraverso il Cimi (Con- siglio indigenista missionario) e la Repam (Rete ecclesiale panamazzonica), convinti seguaci della linea segnata da papa Francesco con la Laudato si’ e il Sinodo panamazzonico. Bolsonaro non considera l’Amazzonia un patrimo- nio comune dell’umanità. Lo ha detto chiaramente davanti all’assemblea delle Nazioni Unite (a set- tembre 2019, dopo mesi di incendi forestali este- sissimi e devastanti) e lo ha ribadito lo scorso feb- braio a papa Francesco il quale, in occasione della presentazione dell’esortazione apostolica «Que- rida Amazonia», si era azzardato a dire che essa «è anche “nostra”». La morte è il destino di tutti Fin dall’inizio il presidente brasiliano è stato un leader negazionista (dell’emergenza climatica e del problema amazzonico). Non poteva che mante- nere questo suo atteggiamento anche davanti alla pandemia, prima definita una gripezinha (lieve in- fluenza) poi contrastata con la clorochina (come Trump). In un crescendo di dichiarazioni stupefa- centi: il 2 giugno Bolsonaro risponde a una soste- nitrice che morire «è il destino di tutti»; il 5 attacca (identicamente a Trump) l’Organizzazione mon- diale della sanità (Oms) e ordina di divulgare il bollettino sulla pandemia soltanto nella notte per- ché così la Globo (la principale emittente del paese) smetterà di essere soltanto una «Tv funerária». Peccato che il Brasile evidenzi numeri drammatici con oltre 800mila contagiati e più di 40mila morti (dati aggiornati al 11 giugno, anche se il sito uffi- ciale del Sus è semi oscurato per ordine del presi- dente). Tra i suoi popoli indigeni si contano 236 morti, 2.390 contagiati e 93 popoli coinvolti (Apib- Sesai, 6 giugno). Numeri che non debbono trarre in inganno facendo sottovalutare la pericolosità della situazione. Oltre alla maggiore vulnerabilità (tra gli indigeni il tasso di letalità arriva al 10%), non di- mentichiamo che le aree indigene non sono attrez- zate per affrontare emergenze sanitarie di alcun tipo, figuriamoci se lo sono per il nuovo coronavi- rus. Via Bolsonaro (e Trump) La speranza di molti (e nostra) è che, assieme al vi- rus, se ne vada quanto prima anche il presidente Bolsonaro (ci sono molte richieste d’incrimina- zione nei suoi confronti) e, a novembre (in occa- sione delle elezioni), anche Donald Trump, il suo collega e sodale nordamericano. Paolo Moiola Qui: uno Yanomami con la mascherina nel corso di una riunione a Boa Vista. | In basso: Marcelo Augusto Xavier da Silva, presidente della Funai. * La scienza e la storia evidenziano come i popoli indigeni siano più vulnerabili al virus dei non indigeni. " © Carlo Zacquini Amazzonia | Popoli indigeni | Pandemia

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