Missioni Consolata - Giugno 2020
63 giugno 2020 MC Negli anni Ottanta del secolo scorso subì però una prima in- crinatura quando Margaret Thatcher decretò la possibilità di esternalizzare a imprese pri- vate servizi specifici come puli- zie, mense, lavanderie, steriliz- zazione. Nel 2000 la crepa si approfondì ulteriormente con la decisione, questa volta da parte del governo laburista di Blair, di poter appaltare a società pri- vate anche mansioni di più di- retta pertinenza sanitaria come indagini di laboratorio e piccoli interventi chirurgici. Ma la defini- tiva apertura ai privati è stata decretata dalla riforma appro- vata nel 2012 che spinge ulte- riormente il Servizio sanitario nazionale verso il mercato attra- verso due meccanismi princi- pali: la possibilità per ogni citta- dino di scegliere lui a quale struttura rivolgersi, sia essa pri- vata o pubblica, per ottenere la prestazione specialistica pagata dal Servizio sanitario nazionale e la possibilità per quest’ultimo di appaltare l’assistenza ospe- daliera alle strutture private in base al criterio monetario. Uno dei settori a maggior coinvolgi- mento privato è quello psichia- trico. Secondo un’indagine con- dotta dal Financial Times , a Bri- stol il 95% dei posti letto dedi- cati ai pazienti psichiatrici sono in strutture private, prevalente- mente società statunitensi quo- tate in borsa quali Acadia Healthcare e Universal Health Service . Nel novembre scorso, durante la campagna elettorale, il Partito laburista sosteneva di avere documenti comprovanti l’intenzione dei conservatori di uscire dall’Unione europea an- che per consentire alle imprese sanitarie statunitensi di pene- trare ulteriormente sul suolo in- glese. In Italia, gli ospedali hanno fatto il massimo per curare i malati da coronavirus, ma i momenti di difficoltà che hanno vissuto debbono indurci a impegnarci sempre di più per rafforzare la nostra sanità pubblica al servi- zio di tutti. Francesco Gesualdi vore dei lavoratori dipendenti. Il limite del sistema era che for- niva assistenza solo a chi parte- cipava ai versamenti, mentre escludeva tutti gli altri. Il che contrastava con il dettato del- l’ articolo 32 della Costituzione secondo il quale la Repubblica deve tutelare la salute come fondamentale diritto dell’indivi- duo. Per definizione, i diritti ap- partengono a tutti e sono indi- pendenti dalle condizioni perso- nali di ricchezza, sesso, età. Lo spirito della Costituzione venne attuato nel 1978 tramite l’intro- duzione del Servizio sanitario nazionale concepito come ser- vizio universale e gratuito, fi- nanziato attraverso la fiscalità generale . Dotato di tutti i servizi, dagli ospedali agli ambulatori territoriali, il servizio sanitario italiano è ritenuto uno dei mi- gliori al mondo, ma alcuni se- gnali fanno temere per la sua in- tegrità. Fra essi il restringimento dei farmaci a carico del servizio sanitario nazionale, l’introdu- zione dei ticket sulle prestazioni diagnostiche, le lunghe liste di attesa per visite, esami ed inter- venti che spingono le famiglie più abbienti a rivolgersi alle strutture private, che non sono scomparse. LA LOMBARDIA E LA SANITÀ DI MERCATO In alcune regioni, ad esempio la Lombardia, c’è (o c’è stata) la tendenza ad accrescere il nu- mero di convenzioni che abili- tano le strutture private ad ero- gare servizi per conto del Servi- zio sanitario nazionale. Nel 2017, ad esempio, le strutture private lombarde hanno assor- bito il 35% dei ricoveri ordinari e il 40% del denaro messo a bilan- cio per questo scopo dal servi- zio sanitario della regione. Segnali preoccupanti che deno- tano una graduale demolizione del servizio pubblico a favore della sanità di mercato , anche perché è un fenomeno che sta avvenendo anche in altri paesi. Tipico il caso della Gran Breta- gna dove il servizio sanitario universale esiste dal 1948 e su- bito venne amato dagli inglesi. o ospedaliera è molto alta per ogni tipo di assicurato: sia esso iscritto all’assicurazione pub- blica o cliente dell’assicurazione privata. Questa intricata rete assisten- ziale rende l’impalcatura sanita- ria statunitense molto compli- cata con la contemporanea pre- senza di enti pubblici, come Me- dicare e Medicaid , e di società assicurative dai più vari conno- tati. Analoga complicazione si trova anche nell’ambito degli ospedali e di tutte le altre strut- ture che forniscono servizi sani- tari. Pochi ospedali statali al ser- vizio degli assistiti dagli enti pubblici convivono con una ple- tora di ospedali privati , alcuni posseduti da enti caritatevoli, la maggior parte da società per azioni. In ambito assicurativo, dieci società, fra cui United Health Group, Kaiser Founda- tion, Anthem, Humana, si aggiu- dicano il 50% dei premi assicu- rativi di tipo sanitario. In ambito ospedaliero, l’operatore più grande è Hospital Corporation of America , che possiede 185 ospedali e 2mila cliniche con un fatturato annuo di 28 miliardi di dollari e 190mila dipendenti. Gli ospedali ricevono i loro com- pensi dalle assicurazioni e dai diretti interessati se la presta- zione fornita va oltre la coper- tura assicurativa. Secondo l’or- ganizzazione non profit Fair Health , il coronavirus potrebbe fare arrivare a migliaia di ospe- dalizzati conti salatissimi in base alla loro posizione assicurativa: da 40 a 75mila dollari se total- mente scoperti e da 20 a 38mila dollari se coperti da polizze di bassa entità. LA NASCITA DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE Fino al 1978 anche in Italia l’assi- stenza sanitaria era gestita su base assicurativa, ma da parte dello stato. In pratica, ogni lavo- ratore era obbligato a versare una percentuale del proprio sti- pendio a una specifica cassa statale che assicurava la sanità ai partecipanti. La più impor- tante era l’Inam - Istituto nazio- nale assistenza malattie - a fa- Sanità pubblica | Sanità privata | Art. 32 Costituzione MC R
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=