Missioni Consolata - Giugno 2020

Noi e Voi 6 Giugno 2020 MC cifisso, non oserei arrivare a tanto! Tuttavia, ricordandolo nella preghiera di fraterno suffra- gio mi auguro sinceramente che il Padre Celeste, accogliendo padre Cacciari nel suo regno di luce e di pace, gli abbia reso giu- stizia, cosa cui non sono arrivati in tempo o non hanno potuto perfezionare i tribunali di questo mondo. Sac. prof. Valerio Andriano, 03/05/2020, Torino UN INCONTRO INDIMENTICABILE Incontrai dom Aldo Mongiano la prima volta a Rio de Janeiro. Era la primavera del 1992. Lui era in transito da Boa Vista per un rientro in Italia, io ero in viaggio per il Sud America con un amico, ed eravamo in quei giorni ospiti alla parrocchia Nossa Senhora Consolata, che i missionari della Consolata gestivano nei pressi delle favelas Mangueira, Morro do telegrafo, Tuiutí, Arará. Padre Claudio Fattor ne era il parroco. Mongiano aveva un giorno li- bero e ci propose di fare una vi- sita con lui ai padiglioni in costru- zione di Rio92, la conferenza sul clima che sarebbe diventata fa- mosa. E così andammo. Mi ricordo quel vescovo così semplice e allo stesso tempo così profondo e diretto. Ci parlò di Roraima, della problematica indigena. Per noi, giovani alla scoperta del mondo, fu non solo interessante, ma entusiasmante. A un certo punto ci disse: «Ri- cordatevi sempre che bisogna essere in pace con quattro cose: con se stessi, con gli altri, con la natura e, infine, ma non per ul- timo, con Dio». Questa semplice regola, che può dar adito a profonde meditazioni e a verifi- che personali, me la porto dietro da allora. Chiese poi, a noi giovi- nastri in cerca di avventura se, nel nostro futuro, pensavamo di dare priorità alla formazione di una famiglia. La domanda ci stupì e ci colse impreparati. Mentre visitavamo lo spazio dove si sarebbe svolto Rio92, nel quale operai montavano i diversi possiamo prenderci al responsa- bilità di inserire delle persone nuove». Purtroppo la tensione a Boa Vista era molto alta, i fazen- deiros avevano minacciato di morte il vescovo. La difesa dei popoli indigenti e della loro terra da parte della chiesa aveva dato fastidio. Ne fui deluso. Ma la causa indigena mi restò dentro. Anni dopo sarei andato a Ro- raima e ci sarei pure tornato. Caro dom Aldo, grazie e buon viaggio. Marco Bello 24/04/2020 padiglioni, il vescovo ci lanciò una sfida: «Perché non venite qualche tempo a lavorare con noi a Roraima, per la causa indi- gena?». Mesi dopo, rientrato a Torino, scrissi a dom Mongiano una let- tera (non c’erano mail, né tanto meno programmi di messaggi- stica e chiamate con internet): ero disponibile a passare un pe- riodo di volontariato con lui. Al- cune settimane dopo arrivò l’at- tesa busta con le insegne vesco- vili: «Mi dispiace la situazione è notevolmente peggiorata, non A GIULIETTO Lo scorso 26 aprile è morto Giulietto Chiesa, giornalista, scrittore e parlamentare europeo. Aveva 79 anni. Grande esperto del mondo so- vietico, aveva lavorato per quotidiani e televisioni. La sua collabora- zione con MC era iniziata nel dicembre 2002 con un articolo nel dos- sier dedicato all’Iraq di Saddam Hussein, ma era durata soltanto lo spazio di qualche numero. Troppe le polemiche con i lettori. La sua ru- brica - dal titolo emblematico di «Luoghi comuni» - era sempre un pu- gno allo stomaco. Aveva anche contribuito con un capitolo al fortunato saggio «La guerra, le guerre. Viaggio in un mondo di conflitti e di menzogne» (Emi, 2004), lavoro curato da Benedetto Bellesi, com- pianto ex direttore di MC, e dal sottoscritto. A Giulietto Chiesa vada il mio personale grazie. Che riposi in pace. Paolo Moiola 01/05/2020 © AfMC

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