Missioni Consolata - Giugno 2020

ssier corgono. Sembra quasi che il Laos non sia stato scalfito dalla storia che ha plasmato l’ex Indo- cina. Una storia drammatica, ma al tempo stesso affascinante perché fatta non solo di eccidi, guerre, colonialismo, ma anche di popoli che hanno saputo tenere testa a potenze mondiali politicamente e militarmente soverchianti. Chi va in Cambogia sarà avvolto dai ricordi e dalle testi- monianze del periodo di Kampuchea Democra- tica; chi cammina in Vietnam troverà ovunque memorie della guerra che, fino al 1975, ha scon- volto il paese. Chi arriva in Laos, invece, non ha la sensazione di respirare il passato più recente, nonostante il paese sia stato pesantemente coinvolto nella guerra del Sudest asiatico sin dal 1964. Sembra che la storia, qui sia stata dimenti- cata. I turisti passeggiano allegramente lungo le vie delle cittadine e dei villaggi, quasi non accorgen- dosi delle innumerevoli bandiere con la falce e martello che ricordano di essere, pur sempre, in un paese retto da un governo socialista. Per percepire la storia del Laos bisogna abbando- nare le tradizionali vie del turismo, deviando dalle rotte principali, e cercare nelle periferie delle città o nei villaggi più isolati. È allora che si incrociano le vicende più atroci, quelle fatte di bombardamenti segreti, di mine ancora ine- splose che continuano a mietere vittime, di fab- briche di protesi, di sminatori che per 240 dollari al mese rischiano ogni giorno la loro vita. Consiglio sempre a chi si reca in Laos, di visitare la Piana delle Giare prendendo, in partenza o in arrivo, un volo aereo. È dall’alto che si ha la chiara visione di cosa abbia significato, per que- sta nazione essere stata costantemente martel- lata da bombardamenti. La provincia di Xiangkhoang è una delle aree più colpite dalle incursioni e i crateri sono ancora ben visibili nella conformazione del territorio nonostante siano passati ormai quasi cinquant’anni dalla fine delle ostilità. I pericolosi «ricordini» della guerra Se il Vietnam ha ereditato il dramma dell’agente arancio e la Cambogia quello delle mine, il Laos sta ancora lottando contro gli ordigni che, rag- giungendo inesplosi il terreno, oggi costituiscono un pericolo per la vita di migliaia di persone. Si stima che il 30% delle bombe lanciate durante le missioni aeree non abbia detonato; il che signi- fica che il terreno, alla fine della guerra, era co- sparso da almeno 80 milioni di ordigni pronti ad esplodere. La situazione oggi non è molto più rosea: il go- verno laotiano ha valutato che 8.470 chilometri quadrati di superficie del paese sarebbero conta- minati da bombe a grappolo ( Cluster munition remnamnts , Cmr) e 87.000 da Uxo ( Unexploded ordnance ) 43,44 , ma solo nel 2021, al termine di un lavoro di ricerca che sta effettuando il Mag ( Mines advisory group ), si saprà nel dettaglio quanta superficie di territorio laotiano sia ancora contaminata. A oggi, meno dell’1% delle muni- zioni sono state distrutte. Gli ordigni causano danni non solo all’economia del paese, ma dis- sestano anche la pace e la convivenza sociale. Ampie aree agricole non possono essere coltivate a causa della probabile presenza di Uxo, quindi i Sopra: chiesa cattolica a Paksè. | A destra: costruzione di un ponte ferroviario sul Mekong. Il ponte fa parte della ferrovia che da Singapore giungerà a Kunming, in Cina, attraversando il Laos. | In alto: un cartello indica il peri colo di esplosione per la presenza di un Uxo (un ordigno bellico inesploso) nella regione di Xiangkhouang. 46 giugno 2020

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