Missioni Consolata - Giugno 2020
44 giugno 2020 La commissione indipendente incaricata dal go- verno di far luce sul motivo dell’incidente ha concluso che il crollo è stato dovuto a un difetto di costruzione 29 , ma le aziende coinvolte ed ap- poggiate dalle quattro banche thailandesi finan- ziatrici del progetto 30 , hanno rigettato l’argomentazione finale riuscendo a riprendere i lavori e a concluderli alla fine del 2019. Di fronte a tali situazioni l’atteggiamento del go- verno è decisamente ambiguo: al World Econo- mic Forum of Asean , tenutosi nel settembre 2018, il primo ministro laotiano Thongloun Sisoulith, dopo aver affermato che il «Laos non potrà di- ventare la batteria dell’Asia perché la nostra ca- pacità di sviluppo energetico è molto limitata rispetto alla richiesta dei paesi Asean nostri vi- cini», ha subito dopo specificato che la nazione «ha la capacità di aumentare il suo potenziale in termini di risorse idriche. Possiamo produrre una quantità di energia sufficiente per il Laos e che può essere esportata nei paesi limitrofi» 31 . In linea con questo schema, la mappa delle cen- trali idroelettriche già presenti o programmate sui fiumi laotiani è impressionante: nel 2005 c’erano undici dighe con nove stazioni idroelet- triche per una capacità installata di 679 mega- watt 32 , nel 2015 la capacità aveva raggiunto i 3.894 MW 33 . Nel maggio 2019 sessantatré sta- zioni idroelettriche fornivano 7.213 MW; altre 112 centrali erano in costruzione. A queste entro il 2040 se ne dovrebbero aggiungere 340, con un totale produttivo di 19.494 MW 34 . L’alternativa, secondo il governo di Vientiane, è un ritorno al carbone più di quanto stia facendo oggi. Nel 2015 è entrata in funzione la centrale di Hongsa che ha quadruplicato la produzione di energia elettrica da carbone (da 1.055 chiloton- nellate nel 2013 a 4.793 nel 2015) 35 . Oggi l’energia prodotta dal paese è per il 14,9% derivata dal carbone e per l’85,1% dalle centrali idroelettriche, ma nel 2040 il divario diminuirà in un rapporto di 22 a 88 36 . Il nuovo «Triangolo d’oro» Ridiscendere i fiumi laotiani non è solo un modo per accorgersi dei cambiamenti che andranno ad influire sulla vita di sette milioni di persone, ma anche fare un tuffo nel passato. Sebbene oggi si usino ben altri canali, il Mekong è stato per de- cenni il punto di transito della droga proveniente dal leggendario «Triangolo d’oro». Oggi questa regione è più un retaggio per turisti, un punto In alto: questua mattutina dei monaci buddhisti a Ban Huay Xay. | Qui: monaci a Ban Huay Xay aspettano di attraversare il confine verso la Thailandia. Un tempo c’era il papavero da oppio, oggi prevalgono le droghe di sintesi, come le metamfetamine. “
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