Missioni Consolata - Giugno 2020

41 giugno 2020 Le dighe portano soldi, ma anche enormi costi all’ambiente, alla risicoltura e alla pesca. “ inaridirsi a causa della mancanza di ricambio na- turale dei sedimenti. Tra il 2007 e il 2020 il get- tito dell’agricoltura sull’economia laotiana è aumentato del 7,5% (45,7 miliardi Usd nel 2020 contro i 42,5 nel 2007), molto meno rispetto a quello cambogiano e vietnamita nello stesso pe- riodo (rispettivamente +105% e +21,2%) 25 . Anche l’industria ittica, la seconda fonte di ap- provvigionamento alimentare ed economico delle popolazioni rivierasche, è in pericolo a causa delle chiuse. Il gettito economico di questa attività si è dimezzato rispetto al 2007, scen- dendo da 8,3 miliardi di dollari ai 4,7 attuali 26 . Le ditte costruttrici delle dighe non hanno appron- tato sistemi che consentano alla fauna di passare da un tratto all’altro dei fiumi interessati dagli sbarramenti, isolandone i diversi corsi e aumen- tando così il rischio di estinzione. L’intera popo- lazione degli ottantacinque delfini dell’Irrawaddy ( Orcaella brevirostris ) nell’arcipelago fluviale di Si Phan Don è minacciata dalla costruzione della diga di Don Sahong 27 , a un chilometro e mezzo dal confine cambogiano. Entro il 2040 la quantità di pesce nel Mekong diminuirà del 50% in Laos e questo, oltre a essere un problema economico per molte famiglie, aggraverà la malnutrizione visto che il pesce è il principale alimento che ga- rantisce un’apporto proteico alle popolazioni in- sediatesi lungo i fiumi laotiani. Infine, vi è anche un problema di sicurezza, di cui numerose agenzie internazionali da tempo hanno avvertito il governo centrale, senza suc- cesso. Il disastro di Xe Pian-Xe Namnoy, nella provincia di Champasak è stato solo il più grave (e neppure l’ultimo) di una serie di incidenti suc- cedutisi negli anni. Il 23 luglio 2018 una delle otto dighe del complesso, formato da tre dighe prin- cipali e altre cinque ausiliarie che avrebbero pla- smato un bacino artificiale alto 73 metri e lungo 1.600 metri, è crollata riversando migliaia di metri cubi di acqua su diciannove villaggi, ucci- dendo settantuno persone e colpendo anche quindicimila cambogiani della provincia di Stung Treng. Cinquemila persone vivono ancora in campi temporanei e il governo di Vientiane ha già avvisato che occorreranno almeno quattro o cinque anni prima che si possa trovare loro una sistemazione definitiva. Nel frattempo, alle fami- glie delle settantuno vittime è stato dato un in- dennizzo una tantum di diecimila dollari e una fornitura di venti chilogrammi di riso al mese; a tutti gli altri, oltre alle derrate alimentari, ven- gono consegnati 60-75 dollari mensili 28 . Le responsabilità dell’accaduto vengono rimpal- late da una parte all’altra. L’impianto di Xe Pian- Xe Namnoy, data la sua complessità e l’elevato costo (1,02 miliardi di dollari), è stato costruito da una cordata di imprese: le sudcoreane SK Engi- neering & Construction (azionaria al 26%), la Korea Western Power (azionaria al 25%), la thai- landese Ratchaburi Electricity Generating Holding (azionaria al 25%) e la laotiana Lao State Holding Enterprise (azionaria al 24%).

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