Missioni Consolata - Giugno 2020
ssier 40 giugno 2020 nale 11 . Inoltre, il benessere è estremamente seg- mentato sulla base di una rigida frammentazione etnica: due terzi di quella fetta di popolazione che sta sotto il livello di povertà appartengono alle minoranze nazionali e, tra queste, Mon- Khmer e Hmong sono le più colpite. Come spesso accade nei paesi in via di sviluppo in questa parte del mondo, l’industria tessile è la calamita con cui si cercano di attirare investi- menti stranieri: un centinaio di aziende, concen- trate principalmente a Vientiane e Savannakhet, occupano circa trentamila persone, la maggio- ranza delle quali ragazze sotto i 25 anni 12 . Le con- dizioni di lavoro a cui esse sono sottoposte non raggiungono le devastanti realtà cambogiane e, a differenza di quanto accade nel vicino paese, un recente rapporto dell’ International labour office (Ilo) delle Nazioni unite afferma che si sta assi- stendo a un lento, ma costante miglioramento nel trattamento all’interno dei reparti produt- tivi 13 . Insomma, contrariamente al liberismo eco- nomico selvaggio scelto dalla Cambogia, qui in Laos la presenza dello stato sembra farsi sentire. La spinta e i costi delle dighe Il motore principale con cui il presidente Boun- nhang Vorachit vuole trainare l’economia nei prossimi decenni è quello energetico. Il Laos, as- sieme a Myanmar, Thailandia, Cambogia e Viet- nam fa parte del basso bacino del Mekong 14 , un’area ricca di oro, metano, piombo, zinco, fo- sfato, potassio, gas, pietre preziose e abitata da sessantacinque milioni di persone, l’80% delle quali vive nelle campagne 15 . Il territorio laotiano è una potenziale fonte di enorme ricchezza, soprattutto di energia idroe- lettrica. I milleottocento chilometri del Mekong che scorrono entro e lungo i confini del paese e le decine di altri affluenti potrebbero liberare mi- lioni di watt di energia, un tesoro immenso che viene sempre più sfruttato in nome di uno svi- luppo nazionale. Secondo uno studio della Mekong River Com- mission 16 , nel 2020 lo sviluppo degli impianti idroelettrici sul fiume Mekong porterà alle casse dell’economia laotiana 21,1 miliardi di dollari che saliranno a 36,0 miliardi nel 2040 17,18 . Queste cifre, però, non includono i costi che la nazione dovrà sostenere per fronteggiare i danni all’am- biente e alle microeconomie derivati da questa politica. Lo sviluppo delle stazioni idroelettriche sta cau- sando la veloce erosione degli argini dovuti sia alle innumerevoli cave, più o meno abusive, che sorgono lungo il corso dei fiumi, sia all’aumento dei sedimenti che, trattenuti dalle dighe, non rie- scono a scendere a valle. All’altezza di Pakse, nel Laos meridionale, i sedimenti portati a valle dal Mekong sono scesi da una media di 147 tonnel- late per anno alle attuali 66 19 . Per fronteggiare il problema, il paese dovrà intervenire con progetti che, nel solo 2020, costeranno 228 milioni di dol- lari per salire a 990 milioni nel 2040 20 . Il pro- blema emerge in tutta la sua drammatica evi- denza viaggiando lungo le vie idriche ancora percorribili dai battelli e dalle barche pubbliche o private 21 . I nuovi cantieri, per lo più cinesi, che innalzano dighe e centrali idroelettriche, solle- vano le proteste di molti abitanti contro la dis- sennata politica del governo. La costruzione di sbarramenti idrici influisce pesantemente sulla vita quotidiana dei laotiani, e le tradizionali vie fluviali, solcate ogni giorno da centinaia di im- barcazioni, sono ormai interrotte o costringono ad allungare i tempi di trasferimento per aggirare gli sbarramenti. Decine di migliaia di contadini e pescatori sono stati costretti ad abbandonare i villaggi inondati dai bacini artificiali. Sono proprio le microeconomie che si svilup- pano attorno alle dighe quelle che subiranno i danni maggiori. Il governo ha affermato che il 70,8% dell’energia prodotta in Laos viene espor- tata 22 , diretta per il 44% alla Thailandia, il 10% in Cambogia e il 15% in Vietnam 23 . I proventi di tale operazione non andranno però a beneficiare le comunità interessate e i danni economici e am- bientali saranno immensi, specialmente nel lungo periodo. La maggioranza della popolazione che vive lungo il bacino del Mekong è impiegata nell’agricoltura, in particolare nella coltivazione del riso 24 . I fun- zionari governativi, nel tentativo di rassicurare la popolazione che imbrigliare le acque dei fiumi consentirà di regolare piene e siccità stagionali così da avere più sicurezza nei raccolti e aumen- tare la produzione, si sono «dimenticati» di ag- giungere che, a lungo andare, il suolo rischierà di A destra: la biglietteria del battello pubblico da Nong Khiaw a Muang Khua. | In basso: a Phonsavan, comunismo e capitalismo camminano insieme.
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