Missioni Consolata - Giugno 2020

giugno 2020 11 MC La mattina seguente Victoria raggiunge l’ospedale di buon’ora. I chirurghi hanno de- ciso: l’operazione si farà. Mira- cle ce la farà. Il palato verrà chiuso, consentendole di nu- trirsi normalmente, e il labbro si- stemato così da eliminare il «di- fetto». Tensione, sollievo, il sorriso e le lacrime di una madre quasi certa di non poter più stringere la sua piccola. Una ninna nanna cantata a bassa voce e una sola frase « c’est magnifique » (è ma- gnifico). Un’infermiera scoppia a pian- gere, i chirurghi sorridono. Ma è solo una delle tante sfide da qui alla fine della missione. In Benin è così ogni giorno. Per un bimbo che viene operato, e dunque salvato, un altro muore o viene allontanato dalla società La seguiamo a casa di un’amica, la sera prima dell’operazione. Operazione ancora in forse, in- fatti i chirurghi dovranno riunirsi da lì a poche ore per emettere il verdetto: operare o non ope- rare. Victoria vuole mostrarci dove si è nascosta, dopo la fuga dal pro- prio villaggio, per concedere al- meno una possibilità alla sua piccola Miracle. La sua amica la ospita, pur sapendo il potenziale rischio delle azioni di Victoria. Raggiungiamo così un piccolo gruppo di case in mattoni crudi e terra battuta in una zona ru- rale. Ciò che ci colpisce, entrando nella modesta abitazione, è la presenza di una libreria. Questa immagine ci seguirà spesso anche in altri casi: i bam- bini da queste parti, come ovun- que, sognano un futuro e non è raro vedere in case modeste, poco più che baracche, libri conservati con cura e atten- zione come tesori preziosi. A In questa pagina: tre turisti locali davanti al monumento «La porta del non ritorno» a Ouidah. | Scorcio di Ganvié, la «Venezia d’Africa». * MC

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