Missioni Consolata - Maggio 2020
una particolare sfida che la RD Congo - come molti altri paesi africani - deve affrontare, quella dei trasporti in comune. Anche in Congo si è tentato di ridurre le presenze sui minibus, impo- nendo ad esempio che i mezzi da 16 posti portino al massimo dieci persone. Un ultimo intervento, dalla pro- duttiva Lubumbashi, nella pro- vincia meridionale dell’Alto Ka- tanga, sottolineava che «ci sono più misure che dispositivi», cioè che alle indicazioni sulla carta non sempre corrispondono i mezzi per realizzarle. A titolo di esempio, l’ascoltatore di Lu- bumbashi riportava il fatto che i casi positivi della città erano ac- colti in una struttura sanitaria dove però si trovavano già altri malati, non cioè in un una strut- tura dedicata così da assicurare l’isolamento@. DA IKONDA, TANZANIA Padre Marco Turra, responsa- bile del Consolata Ikonda Hospital, scrive che nonostante il numero di casi ancora basso - dodici al 25 marzo - c’è preoc- cupazione nel paese, dove il go- verno ha assunto misure molto simili a quelle degli altri esecu- tivi africani. «Qui in ospedale», precisa padre Marco, «abbiamo disposto all’ingresso luoghi per il lavaggio e disinfezione delle mani. Ai nostri lavoratori sono stati distribuiti flaconi di gel igie- nizzante e maschere. Abbiamo già sistemato un locale apposito per eventuali malati di Covid- 19». DA TUCUPITA, VENEZUELA Padre Andrés Garcia Fernan- dez, che lavora a Nabasanuka, nella diocesi di Tucupita, il 19 marzo invia aggiornamenti nei quali lamenta la scarsità di infor- mazioni che arrivano nelle co- munità più isolate, così che an- che i comportamenti corretti da seguire per non contrarre il nuovo coronavirus non raggiun- gono tutta la popolazione. Vi è inoltre mancanza di controllo sull’applicazione effettiva delle misure preventive e i trafficanti della Guyana o di Trinidad che MC R 69 maggio 2020 MC attraversavano i confini senza controllo (e ovviamente senza protezioni come mascherine o guanti) rischiano di contribuire ulteriormente a diffondere il vi- rus, in un contesto nel quale i servizi sanitari sono già forte- mente provati da lunghi mesi - ormai anni - di crisi politica ed emergenza umanitaria. «A Nabasanuka», racconta pa- dre Andrés, «passiamo le gior- nate piuttosto occupati a rice- vere le persone che vengono a cercare farmaci, ami da pesca, cibo, quaderni, matite». Ma, con- clude, «non abbiamo paraceta- molo né niente che gli somigli in tutta la zona della nostra parroc- chia». Chiara Giovetti sione nazionale fondata nel 2002 dalle Nazioni unite e da una Ong svizzera, ha raccolto lo scorso 23 marzo alcune testi- monianze da tutto il paese su come stava procedendo l’ade- guamento alle istruzioni del go- verno. Un ascoltatore da Bukavu, nella provincia orientale del Sud Kivu, riportava che le regole erano ri- spettate «al 70%» e segnalava l’arresto di un pastore di una delle cosiddette «chiese del ri- sveglio» che aveva riunito i fe- deli nonostante i divieti. Un altro intervento da Kikwit, città del Congo centro occiden- tale, sottolineava il problema degli assembramenti - difficili da evitare - delle tante persone che dipendono dalle fontane e dai rubinetti pubblici per procu- rarsi l’acqua. L’ascoltatore la- mentava, inoltre, che la recente esperienza dell’epidemia di ebola avrebbe dovuto educare la popolazione ma che questo era avvenuto solo in parte e in- vocava misure di legge più mi- rate per sanzionare chi non ri- spetta le indicazioni del go- verno. Da Kisangani, città sul fiume Congo nel centro Nord del paese, un ascoltatore - con un’obiezione che si è peraltro ri- velata dannosa in altri contesti colpiti dal virus - avanzava per- plessità sull’estensione a tutto il paese di misure inizialmente prese per Kinshasa, dove erano stati individuati i primi casi, con- siderando che Kisangani non era ancora stata toccata dai contagi. Riferiva di prezzi al rialzo nei mercati e sosteneva che servisse più tempo per re- golamentare gli aspetti econo- mici prima di procedere a una chiusura più decisa delle atti- vità, perché la gente rischia «di morire di fame, invece che di vi- rus». Il governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu, nel suo intervento alla trasmissione sottolineava l’importanza delle misure di sen- sibilizzazione comunitaria e so- steneva che era fondamentale «evitare l’ingresso della malat- tia». Portava poi l’attenzione su © AfMC / Rombaut Ngala
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