Missioni Consolata - Maggio 2020

65 Maggio 2020 MC servizi pubblici, la tutela dei beni comuni, la difesa delle fa- miglie più bisognose. Obiettivi che hanno guidato il governo delle monete nei gloriosi trent'anni successivi alla Se- conda guerra mondiale, anni durante i quali i paesi europei hanno conosciuto il più alto tasso di crescita economica, di occupazione e di sviluppo della sicurezza sociale grazie all’a- zione guida dei governi e a un uso sociale della moneta . Il principio base è che, in condi- zioni di emergenza, i governi debbano poter finanziare le spese supplementari con de- naro ottenuto direttamente dalla Banca centrale, a tasso zero sotto forma di debito irredimi- bile. La cosa può fare paura per la quantità di nuovo denaro di cui può essere inondato il si- stema, ma non è senz’altro un problema di oggi. Dal 2015 al 2018 la Banca centrale europea ha iniettato nel sistema econo- mico 2.650 miliardi di nuova li- quidità, ma lo ha fatto acqui- stando titoli, privati e pubblici, dalle banche commerciali e da altri investitori privati. Se avesse usato lo stesso denaro per fi- nanziare direttamente i governi, più che una crescita della fi- nanza, avremmo avuto una cre- scita dell’occupazione, dei ser- vizi pubblici, degli investimenti verdi. In conclusione, avremmo avuto un effetto benefico assi- curato per l’economia reale e la realtà sociale , che invece conti- nuano a dibattersi nei problemi di sempre. Dal 1992, anno in cui veniva firmato il Trattato di Maa- stricht che istituiva l’euro e que- sta Banca centrale europea, sono passati quasi trent’anni. È tempo di rivederlo, in modo da non essere più costretti a dover andare in Europa per chiedere più flessibilità, ossia possibilità di fare nuovo debito, ogni volta che si ha l’acqua alla gola, ma di poter ottenere nuova liquidità per gestire le emergenze senza fare nuovo debito. Si può fare, ma qualcuno deve avere il co- raggio di gridare che il re è nudo. Francesco Gesualdi stire la moneta unica in una lo- gica puramente mercantilistica con un accanimento particolare verso i governi a cui la Banca centrale europea non poteva, e tutt’ora non può, prestare nean- che un centesimo. Dell’assur- dità di questa misura ci siamo resi conto nel 2011 quando i paesi più deboli e più indebitati sono diventati preda della spe- culazione internazionale . La si- tuazione è stata ripresa per i ca- pelli da Mario Draghi (al quale ora è subentrata Christine La- garde) che, tramite alcune forza- ture, è riuscito a trasformare la Bce nel più potente acquirente di titoli di stato sul mercato se- condario. Il che non solo ha fer- mato gli speculatori, ma ha an- che indotto una notevole r idu- zione dei tassi di interesse ap- plicati ai debiti sovrani. Il nostro paese è stato fra quelli che più hanno risentito dell’effetto be- nefico di questa politica perché ha visto passare la spesa per in- teressi da 83 miliardi nel 2012 a 64 miliardi nel 2018 nonostante una crescita del debito com- plessivo. Poter pagare bassi tassi di inte- ressi è già un sollievo, ma quando la spesa complessiva per il servizio del debito as- sorbe comunque il 10% delle en- trate pubbliche, bisogna trovare dei modi per poter finanziare le emergenze sociali, sanitarie, ambientali, economiche senza ricorrere a nuovo debito . Il che è possibile a patto che si riformi la Banca centrale europea. Biso- gna riaffermare il principio che la moneta deve essere gestita avendo come priorità la piena occupazione, l’espansione dei pee hanno esacerbato la con- correnza fra lavoratori, hanno aggravato l’austerità, hanno ac- celerato le delocalizzazioni pro- duttive all’interno dell’Unione, hanno lasciato soli i paesi di prima linea nell’accoglienza dei migranti. E la conclusione di molti è il ritorno ai nazionali- smi . Giustamente ce la pren- diamo con certi politici che ca- valcano le paure e il malcon- tento per consolidare la propria posizione di potere, ma l’unico modo per sbarrare la strada al- l’avanzata dell’onda nazionalpo- pulista è la correzione dell’Eu- ropa in un’ottica di maggiore sensibilità sociale. Che non si fa a parole, ma con riforme radicali a cominciare dalla gestione dell’euro. SENZA FARE NUOVO DEBITO L’euro è stato concepito in piena era neoliberista, quando i governi non erano più visti come attori indispensabili per l’economia, ma come nemici da esautorare se non da combat- tere. Per cui si è deciso di ge- Coronavirus | Intervento pubblico | Unione europea | Bce MC R

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