Missioni Consolata - Maggio 2020

* COREA DEL NORD Oriente e Occidente Collettivismo versus individualismo Questi mesi di pandemia da coronavirus hanno messo in evidenza grandi diffe- renze tra Oriente e Occidente. Una diversità non solo politica, ma culturale. delle risaie: aratura, trapianto, irrigazione, rac- colto devono essere programmate collettiva- mente. Ne consegue che la libertà individuale in Asia viene sottomessa a quella sociale. Inoltre il pensiero cinese, basato sul «Dao» (armonia, equi- librio, per il taoismo ma anche per il confuciane- simo), è molto più mobile e agile rispetto a quello occidentale del «Logos». La società cinese si tra- sforma e si adatta ai cambiamenti molto più di quanto faccia la nostra: mentre noi contiamo sin- gole menti brillanti puntando sulla creatività degli individui, in Asia (Cina, Corea, Giappone, Viet- nam, Laos) il lavoro di squadra è sempre stato la forza trainante dello sviluppo. Mentre da noi si impiegano settimane solo per decidere se e quali locali destinare ad emergenze ospedaliere, in Cina sono bastati pochi giorni per costruire interi re- parti sanitari. Ciò che conta per il sistema cinese è mantenere la stabilità sociale e l’armonia anche a costo di limitare le libertà individuali. La democra- zia impone lunghi ed estenuanti dibattiti prima di adottare decisioni; il sistema comunitario orien- tale (che è comune a tutta l’Asia, anche se raffor- zato in Cina dall’autoritarismo del partito unico) detta le regole dall’alto secondo un sistema antico e collaudato. E in Asia, nata e costruita su fonda- menta culturali assai diverse da quelle occidentali, spesso funziona. Piergiorgio Pescali " La cultura asiatica è fondata sul rispetto del bene comune e della collettività. © Ryan Hodnett L e modalità della lotta al Covid-19 hanno su- scitato molte polemiche e critiche, come del resto è logico che sia in una società demo- cratica e fortemente individualista come quella Occidentale. Nonostante si parli sempre più di Europa unita come entità sovranazionale, in questo frangente (come in molti altri) non c’è stata alcuna direttiva imposta da Bruxelles sul compor- tamento da tenere per contrastare il coronavirus. Ogni stato ha agito secondo le proprie direttive, spesso in contrasto con quelle del vicino. L’Italia ha adottato un sistema di contenimento simile a quello cinese, anche se non altrettanto drastico: chiusura delle attività ritenute non essenziali, delle scuole, restrizione negli spostamenti. Con la furbizia che ci contraddistingue migliaia di per- sone, appena subodorato il primo decreto restrit- tivo del governo, hanno preso d’assalto treni per fuggire dalla cosiddetta zona rossa per ritrovarsi, pochi giorni dopo, in un’altra zona rossa. I cinesi, invece, hanno accolto l’imposizione del governo centrale con più senso civico e, oserei dire, corag- gio. Forti dell’esperienza della Sars 2003, dopo l’e- videnza del nuovo virus (pur con tutti i ritardi ad- debitati al governo centrale) Pechino ha imposto senza indugi il coprifuoco mobilitando in massa anche l’esercito. La cultura asiatica è basata su un caposaldo: il rispetto del bene comune e della col- lettività. L a popolazione, da sempre più numerosa ri- spetto a quella europea, ha una concentra- zione demografica che ha costretto a far fronte a piaghe sociali, economiche e sanitarie du- rante l’arco della sua storia. Inoltre l’economia ri- sicola ha imposto uno stile di vita comunitario coordinando collettivamente le fasi di lavorazione 56 MC

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