Missioni Consolata - Maggio 2020
Tanti mondi, una terra 51 maggio 2020 Hanno firmato questo dossier: FRANCESCO REMOTTI - Antropologo e professore universitario, tra i vari incarichi ricoperti è stato direttore del dipartimento di Scienze antropologiche dell’Università di Torino. Si è occupato soprattutto di Africa equatoriale. Ha condotto ricerche in Congo Rd presso la popolazione Nande. È autore di numerosi libri tra cui i più recenti sono: Per un’antropologia inattuale (2014), Somi- glianze. Una via per la convivenza (2019). STEFANIA RASPO - Missionaria della Conso- lata, quarantatreenne, piemontese di nascita, boliviana di adozione. Dal 2013 vive a Vila- caya, nel dipartimento di Potosí, in Bolivia, in una regione contadina di lingua quechua. Laureata in filosofia e in teologia, sta stu- diando antropologia con un corso a distanza dell’Università cattolica boliviana. A CURA DI PAOLO MOIOLA, giornalista redazione MC. FOTO DELLE COPERTINE: sulla porta di casa a Eringeti, territorio del Beni, provincia del Nord Kivu, Congo Rd (foto © Abel Kava- nagh / Monusco ); una donna con un bimbo sulle spalle al mercato di Mweso, territorio di Masisi, Nord Kivu (foto © Alexis Huguet / Afp ). A sinistra : una famiglia attraversa l’acqua che ha invaso la sede stradale nel territorio di Masisi, provincia del Nord Kivu, Congo Rd. Fonti bibliografiche ● Francesco Remotti, Etnografia Nande , Il Segnalibro, Torino 1993. ● Francesco Remotti, Contro l’identità , Laterza, Roma-Bari 1996. ● Francesco Remotti, Prima lezione di antropologia , Laterza, Roma-Bari 2004. ● Francesco Remotti, Contro natura. Una lettera al Papa , Laterza, Roma-Bari 2008. ● Francesco Remotti, Fare umanità. I drammi dell’antropo-poiesi , Roma-Bari 2013. ● Mario Menin, Missione , Cittadella Editrice, Assisi (Perugia) 2016. ● Davi Kopenawa - Bruce Albert, La caduta del cielo , Nottetempo, Milano 2018. ● John Beattie, Uomini diversi da noi. Lineamenti di antropologia sociale , Editori Laterza, Roma-Bari 1973. ● Gérard Leclerc, Antropologia e colonialismo. L’Occidente a confronto , Jaka Book, Milano 1973. ● Alfonso Maria Di Nola, Antropologia religiosa , Vallecchi Editore, Firenze 1974. ● Silvano Sabatini - Silvia Zaccaria, Il prete e l’antropologo. Tra gli indios dell’Amazzonia , Ediesse, Roma 2011. Che fare (se rimane un po’ di tempo)? Nelle relazioni ho avvertito un senso di urgenza. Il riferimento costante all’enciclica di papa Fran- cesco Laudato si’, alla visione di un’ecologia inte- grale, al tema di un’interconnessione tra le culture umane e tra la cultura e la natura, espri- meva la necessità di dare luogo a una visione co- mune e condivisa, un sapere alla cui costruzione contribuiscano tanto il Vangelo quanto molte altre culture e religioni. Il mito del progresso, con cui un tempo missionari e antropologi pretende- vano di indicare la via di salvezza per l’intera umanità, si è tramutato nello spettacolo im- mondo di una terra devastata, dove è in pericolo l’umanità stessa, oltre che molte altre specie na- turali. Su questi temi molte società frequentate dai missionari e indagate dagli antropologi hanno da tempo richiamato l’attenzione di noi occidentali, noi «popolo della merce» dalla vista corta, accecati dalla nostra avidità, come lo scia- mano yanomami Davi Kopenawa ci ha apostro- fati (Kopenawa e Albert 2018). Non è più tempo di divisioni. Se ancora rimane un po’ di tempo, è bene che lo impieghiamo a costruire davvero una «nuova umanità», recupe- rando saggezza e lungimiranza da ogni parte esse possano provenire: dai testi sacri delle reli- gioni più importanti, tanto quanto dalle culture più lontane e dalle religioni senza nome e noto- rietà. A questa impresa reputo che si sentano chiamati sia gli antropologi, allorché concepi- scono la loro professione come un salvataggio conoscitivo delle forme di umanità più diverse (anche le più problematiche e inquietanti), sia i missionari, i quali con la loro presenza nei luoghi più lontani e più difficili intendono dimostrare che la collaborazione tra esseri umani è possibile e perseguibile, nonostante le differenze culturali e nonostante i conflitti, le lacerazioni, le degra- dazioni. Forse proprio questa è l’idea di missione più condivisa, quale è emersa dal Convegno, ossia un comune e partecipato impegno an- tropo-poietico (Remotti 2013), proprio quando si assiste ai disastri umani e naturali di un «incivili- mento» forsennato. Fratel Antonio Soffientini, missionario combo- niano, ha affermato che prima i missionari cam- minavano insieme ai civilizzatori, ora invece camminano insieme alle vittime della civiltà. Anche per questo, mi sembra di poter dire che antropologi e missionari si ricongiungono su una stessa sponda. Abbandonati i miti e le certezze di un tempo, si ritrovano infine nella stessa barca, insieme a coloro che, costretti a fuggire dalle loro terre, si ostinano disperatamente a spingere lo sguardo verso un futuro migliore. Francesco Remotti
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