Missioni Consolata - Maggio 2020

47 Tanti mondi, una terra © Vincent Tremeau / World Bank Photo rituali e nelle mitologie, nei saperi scientifici in- digeni e nelle strutture politiche, nelle concezioni cosmologiche e filosofiche come nel pensiero giudiziario e così via. In altre parole, l’uso del concetto antropologico di cultura induce a sco- vare e a riconoscere un significato intrinseco ai sistemi sociali e culturali, e ciò del tutto a pre- scindere dalla posizione attribuita alle singole società in una ipotetica e ormai rinnegata scala evolutiva. Se la credenza nel progresso collocava inevitabilmente gli antropologi su un piano su- periore di civiltà e gli indigeni su un piano infe- riore, il concetto di cultura pone invece indigeni e antropologi sullo stesso piano, su un piano di parità e di dialogo. Addirittura costringe gli an- tropologi ad apprendere i segreti e le particola- rità culturali delle società che essi studiano: molti antropologi hanno paragonato l’apprendi- mento, a cui sono professionalmente costretti sul campo, a quello del bambino che deve ap- prendere lingua e norme culturali del proprio gruppo. Il Concilio Vaticano II e il nuovo missionario «ad gentes» Nei documenti del Concilio Vaticano II possiamo cogliere assai bene il ruolo svolto dal concetto di cultura nell’impostare in maniera innovativa l’at- tività missionaria. Mario Menin sottolinea giu- stamente questo punto, allorché afferma: «Un’altra novità di Ad gentes », il decreto appro- vato quasi all’unanimità dal Concilio e promul- gato da Paolo VI nel dicembre 1965, «è l’importanza data alle culture» (2016: 38). A que- sto proposito egli cita «uno dei passaggi più belli» (contenuto nel par. 11), quello in cui si af- ferma che occorre conoscere gli uomini in mezzo ai quali si vive e intrecciare con essi «un dialogo sincero e paziente» in modo tale da co- noscere «quali ricchezze Dio nella sua munifi- cenza ha dato ai popoli». Nello stesso paragrafo 11 le ricchezze elargite da Dio sono identificate con i «germi del Verbo» che si tro- vano nascosti nelle diverse culture umane: essi contribuiscono a costituire in maniera determi- nante il «patrimonio culturale» dei vari popoli (par. 21), nonché «tutta la bellezza delle loro tradizioni» (par. 22). Per questo motivo coloro che si recano nei luo- ghi di missione - siano essi sacerdoti, religiosi, suore o laici - debbono «stimare molto il patri- monio, le lingue ed i costumi» delle società lo- cali e a tale scopo occorre che essi siano «singolarmente preparati e formati» attraverso gli studi sia di missiologia sia delle scienze che forniscono «una conoscenza generale dei po- poli, delle culture e delle religioni», una cono- scenza che non sia orientata esclusivamente verso il passato, bensì soprattutto verso il pre- sente (par. 26). Non solo, ma il decreto racco- manda un ulteriore approfondimento di Qui: donna e figlioletto all’ospedale di Beni, Nord Kivu, durante l’epidemia di ebola. | A sinistra: uno scolaro di una scuola elementare nei pressi di Goma, capoluogo del Nord Kivu. Il concetto di «cultura» pone sullo stesso piano. “

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