Missioni Consolata - Maggio 2020
ssier 38 maggio 2020 ha tradotto questa idea con opere, grandi e pic- cole, per lo sviluppo di aree povere, costruendo scuole, ospedali, e chi più ne ha, ne metta. Attualmente, il «mito del progresso continuo» è ormai stato sfatato dalle crisi economiche mon- diali e dal disastro ecologico. Cosa resta di tutto questo, allora? Un sottile, subdolo senso di su- periorità: «Io, come missionaria, ne so di più di questa povera gente...», e si agisce di conse- guenza. Come la missione, anche l’antropologia non è esente da pregiudizi o forse da errori di prospet- tiva. L’antropologa che è in me apprezza e valo- rizza le espressioni culturali dei vari popoli, e in modo speciale del mio caro popolo andino. Una posizione molto positiva che però rischia di farmi scivolare nel «romanticismo», come ci ha detto una volta un nostro professore di antropologia. Le culture non sono perfette, sono in cammino, come lo sono gli esseri umani che le creano giorno dopo giorno. La cultura, per di più, non è qualcosa di statico, che vive asetticamente nell’«iperuranio», in un Paradiso incontaminato, come direbbe Platone. La cultura è estrema- mente dinamica, non perfetta, ma perfettibile, in continua negoziazione con altre culture, dando e ricevendo in prestito, appropriandosi di elementi altrui e trasformandosi per poter continuare ad essere ciò che è profondamente: un progetto di vita, di vita buona, per il gruppo che la crea e la ricrea continuamente. Molte volte gli antropologi si presentano come dei «conservazionisti», cioè delle persone che operano per la salvaguardia della cultura così come è, in una certa staticità. Cosa significa tutto questo dentro di me? Caratterialmente, a pelle, anch’io apprezzo tanto le culture come sommamente buone, e vorrei che si conservassero così, soprattutto quelle na- tive, che tanto hanno mantenuto della sapienza ancestrale. Allo stesso tempo, come missionaria sono chiamata ad annunciare Cristo, forse con categorie occidentali, perché da lì vengo e da lì viene anche il cristianesimo. Non voglio cam- biare la gente, ma il mio desiderio è che cono- scano Gesù come un Dio d’amore, e non castigatore. Dove trovare la soluzione? Credo fermamente che il dialogo sia la strada giusta. Un dialogo tessuto nel quotidiano, nelle relazioni tra vicini, e non un monologo da una cattedra. Il popolo andino ha una spiritualità millenaria molto ricca: imparo da loro e posso © www haaijk-nl L’espansione del cristianesimo è avvenuta con un mezzo non neutro: il colonialismo. “ Qui a lato: una donna indigena con mascherina protettiva a La Paz. Neppure la Bolivia è rimasta indenne dalla pandemia da coronavirus. | A destra: uomo seduto sui gradini di una chiesa nella capitale La Paz. | Sotto, a sinistra: particolare di una statua lignea di Cristo. | Sotto: scorcio della chiesa de La Merced, a Sucre. © Kent MacElwee
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